Gentile: "Serve deroga per dare i fondi ai teatri" - Live Sicilia

Gentile: “Serve deroga per dare i fondi ai teatri”

“Non è da paese civile che la cultura venga messa in ginocchio dalla contabilità. Il governo nazionale agisca di conseguenza“
PALERMO
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PALERMO – “Escludere i teatri e le istituzioni culturali dalle manovre di riequilibrio del bilancio comunale. Così come è stato fatto per gli asili nido, altrettanto importante è che si escludano dai tagli previsti per risanare i conti degli enti locali anche le istituzioni culturali e teatrali. Non è da paese civile che la cultura venga messa in ginocchio dalla contabilità. Il governo nazionale agisca di conseguenza e consenta al Comune di Palermo di raggiungere un accordo che salvaguardi il diritto costituzionale alla cultura anche dei palermitani”. Lo dice in una nota la consigliera comunale di Palermo Milena Gentile (Pd).

“Istituzioni come il Teatro Massimo – aggiunge – sono industrie, dove lavorano centinaia di artisti, musicisti, maestranze e amministrativi, con l’aggravante che mettere a rischio i teatri significa assestare un colpo basso al rilancio turistico di una città che ha fatto della cultura una cifra identitaria e che oggi più che mai ha l’obbligo morale di ritrovare nella offerta culturale uno dei suoi motori di sviluppo, a maggior ragione dopo la crisi pandemica che ha stremato tutto il comparto”.

“Il pericolo che si corre -conclude – è che senza lo slancio delle grandi istituzioni teatrali e culturali in genere, si spenga anche quel tessuto creativo e diffuso nei quartieri che, se non supportato, rischia la desertificazione. Oltre al ridimensionamento dei palinsesti, non possiamo consentire che saltino anche i progetti sociali come OperaCity, che ha visto zone come Danisinni rigenerarsi sull’impulso dato dal Teatro Massimo e a ruota dalle associazioni culturali che hanno reso accessibile l’arte anche a chi ne era stato da sempre escluso. Colpire il mondo della cultura significa tradire il mandato costituzionale, significa privare la cittadinanza di un servizio essenziale, significa rinunciare a ‘preparare l’avvenire’ della città”.

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