PALERMO – Da un lato c’è chi spinge per la privatizzazione, dall’altro chi vuole temporeggiare. Tira aria di tempesta dalle parti di Punta Raisi, dove è in corso un braccio di ferro sul futuro della Gesap, la società di gestione dell’aeroporto Falcone-Borsellino, a pochi chilometri da Palermo.
Un’azienda quasi totalmente pubblica che macina utili e record di passeggeri e su cui si concentrano le attenzioni della politica. Lunedì scorso, un po’ a sorpresa, sono arrivate le dimissioni da amministratore delegato di Vito Riggio, ex presidente dell’Enac e da sempre sostenitore dell’ingresso dei privati, ritenuto vicino a Renato Schifani.
Gesap resta senza ad
Una mossa che ha fatto emergere tensioni che da tempo andavano avanti sotto traccia e che ha costretto i protagonisti a premere il piede sull’acceleratore. La notizia è che, al momento, la Gesap non ha nominato un successore: il cda, tenutosi oggi, ha deciso di accettare le dimissioni (dopo aver provato a farle ritirare) prendere tempo e adottando una gestione più collegiale fra i consiglieri e il direttore generale. La palla adesso passa all’assemblea dei soci che si riunirà l’11 luglio.
Assemblea il cui dominus è Roberto Lagalla, nella doppia veste di sindaco di Palermo e di sindaco metropolitano: il Comune e la Provincia, da soli, detengono oltre il 70% della azioni, seguiti dalla Camera di Commercio mentre la Regione non ha quote.
“Abbiamo provato, ancora una volta, a chiedere al professore Riggio di non lasciare l’incarico di amministratore delegato – dice il presidente di Gesap Salvatore Burrafato – purtroppo, non siamo riusciti nell’intento. Comunque, il professore rimarrà all’interno del board e potrà dare un prezioso contributo alla società. La soluzione che abbiamo messo in campo servirà ad assicurare la piena operatività dell’aeroporto, puntando sull’esperienza del direttore generale, che in questo particolare momento potrà aiutarci a traghettare la società verso i prossimi obiettivi di efficienza”.
Il duello sui privati
Non è un mistero che l’ex rettore non abbia alcuna fretta di privatizzare la Gesap, posizione su cui si trova in sintonia con Fratelli d’Italia che della società esprime il presidente, Salvatore Burrafato. Uno stop che avrebbe spinto Riggio al passo indietro: “Se si vuole continuare a gestire l’ordinaria amministrazione non c’è bisogno di un ex presidente dell’Aviazione civile – ha detto l’ex ad – se invece i soci vogliono finalmente imboccare la strada della privatizzazione la mia presenza avrebbe ancora senso. Ma se la camera di commercio si è già pronunciata, dal Comune non è arrivata nessuna decisione”.
A tifare per la vendita, ormai da quasi due anni, c’è il presidente della Regione Renato Schifani a cui si è aggiunto anche Totò Cuffaro che ha chiesto a Riggio di ritirare le dimissioni. “Sarebbe opportuno che gli organi competenti dessero un’accelerata al processo di privatizzazione – ha detto il leader della nuova Dc -. I tempi sono cambiati ed è aumentata l’esigenza di rafforzare le infrastrutture degli aeroporti per renderli più competitivi”.
Chi ha le carte in regole
Il punto è che Riggio si è sì dimesso dalla carica di ad ma non dal cda, creando una situazione di stallo. Lo statuto prevede requisiti molto stringenti per ricoprire il ruolo di amministratore delegato e, stando ad alcune indiscrezioni, a possederli sarebbero solo Riggio, il presidente della Camera di Commercio Alessandro Albanese e Giovanni Maniscalco, considerato vicino al sindaco.
Lagalla potrebbe puntare su quest’ultimo ma dovrebbe fare i conti con Forza Italia che reclama la casella; diversi i nomi che circolano fra cui quello del presidente di Amat Giuseppe Mistretta, già in passato ad di Gesap, specie dopo la sentenza che ha dichiarato incostituzionale il così detto “periodo di raffreddamento” che prevedeva una pausa tra un incarico e l’altro.
Il pasticcio Gh
Una partita che si lega a doppio filo a quella di Gh Palermo, controllata di Gesap che si occupa dei “servizi a terra”: il presidente uscente è l’orlandiano Fabio Giambrone che già da due mesi, chiuso il bilancio (in utile da sei anni), ha le valige pronte. La sostituzione è stata rimandata proprio per la mancanza di un accordo sul nuovo nome del presidente: Riggio ambirebbe alla carica che però Lagalla avrebbe già assicurato a Davide Faraone per l’imprenditore Giuseppe Biundo. Chiuso il capitolo Europee, l’ex rettore sarebbe pronto a rompere gli indugi con una nomina che potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.