Gioele, Pm chiede l'archiviazione per la mamma - Live Sicilia

Gioele, Pm chiede l’archiviazione per la mamma

Gli aggiornamenti.

MESSINA – “VIviana si sarebbe suicidata e dopo avere ucciso il figlio Gioele, o quest’ultimo sarebbe morto per un evento traumatico. La Procura di Parti chiede l’ archiviazione del caso”. È quanto emerge da una nota del procuratore di Patti Angelo Cavallo che aggiunge: “Il 27 luglio questo Ufficio, al termine di una complessa attività istruttoria, ha depositato richiesta di archiviazione in relazione alla scomparsa  e morte.di Viviana Parisi e del figlio Gioele, verificatasi il 3 Agosto del 2020 nel territorio di Caronia (Me).   

L’attività di indagine si è dispiegata a 360 gradi, al fine di verificare ogni possibile circostanza utile a chiarire la dinamica dei fatti ed in particolare le cause che hanno determinato il decesso di madre e figlio.  Nello svolgimento dei complessi ed articolati accertamenti sono stati impegnati molteplici uffici della Polizia di Stato (Squadra Mobile di Messina, Commissariato di P.S. di S. Agata di Militello, Sezione di Polizia Stradale di Messina, Distaccamento di Polizia Stradale di S. Agata di Militello), con il coinvolgimento anche di personale scientifico altamente specializzato (Servizi di Polizia Scientifica – Gabinetti Regionali per la Sicilia Orientale ed Occidentale, rispettivamente di Catania e Palermo).  Sono state eseguite numerose e variegate attività di sopralluogo e di repertazione; sono stati assunti a sommarie informazioni numerosissimi soggetti; sono state analizzate decine e decine di tabulati telefonici; sono state eseguite, per una considerevole durata di tempo, intercettazioni telefoniche e ambientali.  Sempre al fine di ricostruire la dinamica dei fatti e le cause della morte  sono stati nominati numerosi consulenti tecnici, ciascuno in relazione alla rispettiva specializzazione professionale”. “Al termine delle complesse indagini – prosegue il procuratore -svolte e degli articolati accertamenti peritali, gli ultimi dei quali depositati in tempi recentissimi presso questo Ufficio, si è potuti giungere alle seguenti conclusioni, da sottoporre alla autonoma valutazione del Gip.

E’ possibile affermare, con assoluta certezza, come nella vicenda in esame non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa, diretta o indiretta, a carico di soggetti terzi, né ad altre eventuali, diverse fattispecie penali.  Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella causazione degli eventi.  L’Ufficio, a prescindere dai risultati degli accertamenti tecnici, sin dal primo svolgersi delle indagini, ha inteso operare un controllo capillare su tutti i soggetti a qualunque titolo “gravitanti” nella zona, al fine di poter escludere in modo certo e sicuro qualunque loro coinvolgimento nella vicenda. A tale proposito sono stati identificati, controllati, assunti a s.i.t. ed intercettati per lungo tempo tutti i raccoglitori del sughero, gli allevatori ed i soggetti comunque presenti nella zona. Le dichiarazioni di tali soggetti sono apparse lineari, coerenti, scevre da contraddizioni di sorta, riscontrandosi reciprocamente, sulla presenza in zona e sui successivi spostamenti, non facendo emergere alcun elemento di sospetto o di dubbio, e confermando la loro completa e totale estraneità ai fatti: nessuno di loro ha mai visto, né tanto meno incontrato  Viviana Parisi ed il figlio Gioele”. 

“Le indagini – prosegue il procuratore – hanno permesso di accertare in modo incontrovertibile le precarie condizioni di salute mentale di  Viviana Parisi: costei, già in data 18.3.2020, era stata trasportata di urgenza presso il P.S. dell’ospedale di Barcellona P.G., con richiesta di assistenza sanitaria obbligatoria in paziente con “… riferita agitazione psicomotoria e con delirio mistico e di persecuzione”; il medico del Pronto Soccorso intervenuto ha ricordato di aver visto Viviana sdraiata per terra, che ripeteva la frase: “Abbiamo consegnato i nostri figli al demonio!!”. Circa tre mesi dopo, in data 28.6.2020, la donna era stata nuovamente condotta presso il Pronto Soccorso del Policlinico di Messina, con la seguente diagnosi: “riferita ingestione volontaria di farmaci”, con chiaro intento autolesivo. La donna, nell’occasione, aveva manifestato la volontà di non sottoporsi ad alcuna visita psichiatrica, che pure appariva necessaria; il certificato medico redatto dal sanitario dava atto della situazione: “… La paziente, resa ampiamente edotta sui possibili rischi e complicanze, in presenza del marito, rifiuta ricovero in osservazione per eseguire monitoraggio ECG e rifiuta di attendere la consulenza psichiatrica.”. Gli episodi sopra indicati non sono stati casi isolati: tutti i familiari, gli amici ed i vicini di casa di PARISI Viviana hanno dichiarato come costei, nel corso del tempo, avesse dato luogo a numerosi episodi di instabilità psicologica, adottando comportamenti singolari (la lettura della Bibbia sul balcone di casa o nel sagrato della chiesa, in pieno lockdown), nonchè accusando manie di persecuzione e timori di vario genere, come quello di essere controllata da sconosciuti, anche attraverso la televisione ed il telefono cellulare, oppure ritenendo di essere pedinata da macchine di grossa cilindrata”. L’esame di alcuni files audio registrati dal marito Daniele Mondlelo  all’insaputa della moglie appare indicativo delle condizioni psicologiche in cui la donna da tempo versava. Eloquente il file audio : (Parisi Viviana: … tu o devo morire io? … Chi deve morire qua? Dimmi un pò, chi deve morire? Deve morire qualcuno?! Devono morire i nostri genitori!! Deve morire qualcuno?!!! Perché è stato toccato qualche tasto magari troppo… troppo… troppo esplosivo, come la pentola che è esplosa?!!!). Non meno eloquente appare il contenuto del telefonino smartphone in uso alla donna.
Autopsia psicologica
Dall’ “autopsia psicologica” operata dal Professore PicozziI, si è  tabilito che la donna soffrisse di “una patologia di importante valenza psicotica”, patologia dalla quale non si era mai ripresa completamente. In altre parole, la donna soffriva di un “disagio preesistente da almeno due anni”, con aspetti clinici tali da spingere a ipotizzare un accertamento sanitario obbligatorio per fronte alla situazione, caratterizzati dalla “presenza di spunti psicotici, con tematiche mistiche, persecutorie e di rovina (riferimenti al demonio, interpretatività delirante – il diavolo nel serpente del bastone di Asclepio -).
Viviana morta gettandosi traliccio
” Tutte le indagini tecniche svolte (indagini cinematiche, medico – legali, genetiche, veterinarie, etc.) – conclude il procuratore- hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro ed innegabile intento suicidario.  In particolare, la morte di Viviana Parisi è stata determinata da arresto cardio-circolatorio per shock traumatico da grave politraumatismo fratturativo vertebro – midollare e toracico, erivante da una precipitazione da media altezza (lancio volontario), pienamente compatibile con la precipitazione dal traliccio dell’alta tensione, con esclusione assoluta della presenza di lesioni intra vitam e post mortem causate da animali, nonchè con esclusione assoluta di lesioni o comunque segni riconducibili all’azione violenta di soggetti terzi.
Due ipotesi morte Gioele
  Più complessi sono risultati gli accertamenti medico – legali – entomologici – veterinari per stabilire la causa della morte di Gioele alla luce dello stato di conservazione del corpo. In ogni caso sono stati raggiunti dei sicuri punti fermi.  Con riferimento all’epoca del decesso del bambino, i consulenti hanno accertato come la morte del piccolo sia comunque compatibile con la data della sua scomparsa, ossia il 3 agosto 2020, dunque in piena coincidenza temporale con la morte della madre Viviana, verificatasi, come già detto, in un arco temporale massimo compreso fra le ore 12,00 e le ore 20,00 dello stesso 3 agosto 2020.  Gli accertamenti sui reperti biologici di origine animale e di tipo veterinario – forense hanno permesso di rilevare, in primo luogo, come Gioele non abbia subito, mentre era ancora in vita, alcuna aggressione da parte di animale (canidi, suidi o altro tipo ancora). E’ stato invece accertato come la specie animale “Vulpes vulpes” abbia svolto un ruolo di necrofago, abbia cioè consumato il corpo di Gioele, ma soltanto dopo la sua morte..  La consulenza medico – legale – entomologica – veterinaria, inoltre, ha consentito di escludere che Gioele possa essere deceduto in conseguenza di patologia traumatiche riportate al cranio; di escludere che Gioele possa essere deceduto in conseguenza di lesività traumatiche ossee (fratture); di escludere che Gioele possa essere deceduto in conseguenza di veleni o di altre sostanze tossiche; di escludere la presenza sui resti di Gioele di lesioni o comunque segni riconducibili all’azione violenta di soggetti terzi; di escludere alcun segno o riscontro tipico delle morti per asfissia da annegamento in acqua stagnante. La consulenza geologica – botanica ha permesso di accertare come Viviana abbia raggiunto il bosco di Pizzo Turda, ove poi sono stati rinvenuti i resti di Gioele, con la conseguenza che la donna ha interagito con il bambino anche in questa località specifica, ed in modo esclusivo (i numerosissimi semi di Erica Arborea, vegetale esclusivamente presente in  tale area – bosco di Pizzo Turda – e dunque caratterizzante in modo specifico quel luogo, rinvenuti sulle suole delle scarpe Adidas di Viviana, consentono di ritenere con certezza come costei sia arrivata nello stesso luogo ove poi sono stati ritrovati i resti del bambino). I sandaletti di Gioele, rinvenuti nel bosco di Pizzo Turda assieme agli altri resti del bambino, si sono contraddistinti per alcune indubbie peculiarità: essi erano del tutto integri e puliti, senza segni di morsi, sangue o altri liquidi biologici e/o putrefattivi; si presentavano appaiati e quasi perfettamente allineati tra loro, a differenza di tutti gli altri reperti, dispersi in un’ampia area; il sandaletto sinistro presentava le due fascette chiuse su sé stesse, ma poste al di fuori del passante di guida in metallo; il sandaletto destro presentava ambedue le fascette perfettamente chiuse ed attraversanti i passanti in metallo di guida. Le chiusure in velcro, com’è noto, sono molto resistenti alla trazione e quindi un qualsiasi tentativo da parte di animali di asportarli dai piedi avrebbe lasciato i segni dei denti sulla superficie dei sandaletti. Alla luce di tali elementi è indubbio che i sandaletti non siano stati asportati dai piedi del bambino ad opera di animali, bensì ad opera di mani umane, che non potevano che essere che quelle di Viviana, la quale come già detto, è giunta nel bosco di Pizzo Turda.  La donna si è “rifugiata” nel bosco di Pizzo Turda perché, come già detto, riteneva di dover scappare da inesistenti aggressori o perché temeva che il marito potesse toglierle la potestà genitoriale.  Alla luce di tali dati complessivi, due situazioni – scenari appaiono plausibili, in sintonia con quanto sostenuto in sede di autopsia psicologica. Secondo il primo scenario, Viviana, una volta rifugiatasi all’interno del bosco di Pizzo Turda con Gioele, ha constatato come il bambino fosse deceduto e dunque, convinta di avere   causato con la sua condotta irrazionale tale situazione, in preda a un’insopportabile angoscia, si è tolta la vita. Peraltro, sono già state escluse una serie di possibili cause di morte del bambino; non si può escludere a priori, invece, che Gioele, durante il suo vagare per le campagne assieme alla madre, abbia subito un incidente di tipo traumatico (per es., una caduta accidentale), che abbia comportato una possibile lesione ad un organo interno, tale da determinarne, poco tempo dopo, il decesso; né si può escludere che Gioele possa aver subito un arresto cardio – circolatorio semplicemente dovuto a affaticamento eccessivo, stress emotivo, colpo di calore, sete. Un altro scenario o ricostruzione, però, appare ugualmente possibile: Viviana, una volta giunta nel bosco Pizzo Turda insieme a Gioele, ha commesso un figlicidio di tipo psicotico o altruistico, ponendo fine ella stessa alla vita del figlio (cfr. consulenza del prof. Piccozzi “… E’ comunque altrettanto possibile l’ipotesi di un figlicidio di tipo psicotico o altruistico, seguito da un suicidio.”), mediante strangolamento o soffocamento.  Sintomatico il fatto che l’unico materiale rinvenuto sotto le unghie delle mani di Viviana (indice, medio ed anulare) sia stato poprio il profilo genetico di Gioele. 
Osservazioni del criminologo della famiglia Mondello Carmelo Lavorino sulla richiesta di archiviazione:
“Aspettiamo di studiare ed analizzare tutto il fascicolo. Sicuramente: Non è “omicidio – suicidio”; Madre e figlio sono precipitati in un invaso profondo circa 5 metri con acqua sul fondo e lì hanno trovato la morte. Una “combinazione criminale” dopo qualche ora ha estratto i corpi e li ha traslati, la madre sotto il traliccio, sperando che gli Inquirenti cadessero nella trappola. Critichiamo profondamente il lavoro degli Inquirenti e dei loro Consulenti…”.


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