CATANIA – “Ho obbedito a tutte le richieste di Salemi per paura, temendo conseguenze e ritorsioni per i miei cantieri”. Ha respinto le accuse Fabrizio Giovanni Papa, imprenditore edile catanese coinvolto a giugno nell’operazione Oleandro, un blitz antimafia condotto dalla Guardia di Finanza del Gico. È ritenuto invischiato con gli affari del clan di Picanello.
Il clan, va ricordato, per l’accusa è stato capeggiato da Carmelo Salemi detto “u ciuraru”. Per Salemi, e altre 24 persone – tra cui lo stesso Papa – la Dda di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio con accuse a vario titolo di mafia, usura e traffico di droga.
La scarcerazione
La notizia nuova riguarda proprio Papa, che da mesi ormai è stato liberato dopo aver chiarito la propria posizione. Ha respinto le accuse, va sottolineato, e si è professato estraneo a contesti mafiosi. È difeso dall’avvocato Antonio Fiumefreddo.
Nel corso dell’interrogatorio, in pratica, si è limitato a fornire elementi a discolpa rispetto all’accusa di essersi messo a disposizione della mafia dando sostegno economico ai clan e alle loro famiglie e reinvestendo soldi sporchi. Accuse che lui ha respinto seccamente.
La conoscenza da ragazzini
Ha riferito di lavorare nel settore dell’edilizia da circa 37 anni, ma di conoscere u “ciuraru” da quando era poco più che un ragazzino. E, come detto, ha riferito di aver agito per paura quando, cinque anni fa, Salemi gli chiese di fare dei lavori, demolendo alcune case in via Caduti del Lavoro.
E attraverso un’amplificazione dei costi, in pratica, avrebbe consentito a Salemi di lucrare sull’affare, ottenendo circa 100 mila euro su un conto di circa mezzo milione. Ma tutto sarebbe stato a rischio perché a un certo punto un suo creditore, per ricevere un debito di circa 200 mila euro, si sarebbe rivolto a dei creditori tutt’altro che gentili, il clan Laudani.
L’intromissione dei Laudani
E loro si sarebbero presentati in forza, facendogli quasi interrompere dei lavori, quelli voluti dal clan di Picanello, salvo poi trovare un accordo, una via di mezzo. Un gentlemen agreement con la mafia che però fallì, perché a un certo punto ci furono dei problemi tecnici e chiesero a Papa di ripagare subito i suoi debiti, accordo o no.
Sta di fatto che pure per Papa i Pm Fabio Regolo e Assunta Musella hanno chiesto il rinvio a giudizio. E si andrà in aula dinanzi al gup tra due mesi.