Catania, rimane in carcere il boss di Picanello “Melu u ciuraru”

Catania, rimane in carcere il boss di Picanello “Melu u ciuraru”

Arrivano i pronunciamenti del Riesame
TRIBUNALE DELLA LIBERTÀ
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CATANIA – Niente scarcerazione per il presunto boss di Picanello Carmelo Salemi. Nessuna liberazione per uno dei suoi fedelissimi Giuseppe Gambadoro, né per il presunto strozzino Nunzio Comis. Supera il vaglio del Tribunale della Libertà l’ordinanza della gip Giuseppina Montuori, che un mese fa ha dato il via all’operazione della Guardia di Finanza “Oleandro”.

Dopo le scarcerazioni di alcune figure di secondo piano, poste ai domiciliari o totalmente liberate dal collegio di sei giudici del Riesame, i pronunciamenti di oggi confermano una delle parti più importanti dell’ordinanza.

Il boss

Respinto dal Riesame il ricorso dell’avvocato di Salemi. I giudici hanno confermato dunque un’ordinanza che ricostruisce la “biografia criminale” del boss, che ha al suo attivo una sfilza di precedenti per associazione mafiosa, rapine, lesioni, traffico di droga e usura. Pure qui “u ciuraru” è accusato di mafia, con l’aggravante di esser stato il capo e promotore. Ma ci sono anche accuse di ipotetici reati fine. È accusato di aver promosso anche un’organizzazione di trafficanti di cocaina e marijuana, poi di estorsione e singole ipotesi di traffico di stupefacenti.

L’“esecutore”

Gambadoro è ritenuto un esecutore del boss, uno che eseguiva ordini, da ottobre 2019 a settembre 2020. È accusato di associazione mafiosa, ma anche di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e usura. Dal canto suo, Comis è accusato invece di cinque ipotesi di usura. Per costringere una vittima a pagare gli avrebbe detto: “Ti brucio il negozio… ti vengo a cercare… ti tolgo la macchina”; anche mostrandogli di essere in possesso di una pistola. In altre occasioni, si sarebbe presentato ricordando che suo padre era ritenuto un personaggio di spicco del clan Santapaola Ercolano.

Le scarcerazioni

Dunque l’ordinanza ha superato il vaglio del Riesame per alcune delle posizioni più importanti. Nei giorni scorsi erano stati posti ai domiciliari il 49enne Alessandro De Luca, Corrado e Biagio Santonocito, rispettivamente di 61 e 33 anni. Tre indagati la cui posizione è ritenuta evidentemente meno grave rispetto ad altri: sono tutti e tre accusati di singoli episodi di usura.

De Luca in concorso con Comis, che avrebbe accompagnato a un appuntamento con una vittima facendo capire di avere rapporti con esponenti mafiosi. Sta di fatto che per i tre è stato ritenuto che le esigenze cautelari siano garantite anche dalla misura meno afflittiva rispetto al carcere.

I tre sono difesi dall’avvocato Fabio Presenti, che assiste anche Michele Agatino Cuffari, il quale invece è stato totalmente rimesso in libertà. Cuffari è accusato di traffico di droga aggravato dall’aver agevolato il clan di Picanello. Ma per lui il Riesame ha annullato l’ordinanza facendo cadere “l’aggravante mafiosa”. Il 33enne Cuffari è ritenuto uno spacciatore di marijuana. In questa fase per lui l’aggravante, a seguito del pronunciamento del Riesame, è caduta.


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