Strage di Altavilla: cosa accadde nella villetta degli orrori

Gli esorcismi, le torture, la morte: ricostruita la strage di Altavilla Milicia

Il racconto della figlia: "Così li abbiamo uccisi"

PALERMO – Un crescendo di violenza, culminato in una strage. La Procura di Termini Imerese è certa di avere ricostruito cosa accadde nella villetta degli orrori ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, tra il 10 e l’11 febbraio scorsi.

Le confessioni

A ciascuno dei presenti viene attribuito un ruolo. I pm hanno depositato gli atti che racchiudono tre mesi di indagini. Si è partiti dalle confessioni di Giovanni Barreca e della figlia minorenne, che sono state incrociate con la relazione del medico legale e i dati estrapolati da cellulari, computer e profili social.

“Registi del rito contro il demonio”

Sabrina Fina e Massimo Carandente avrebbero diretto il rito di liberazione dal demonio. Da sempre si dichiarano innocenti. Erano lì solo per pregare, ma non hanno commesso gli omicidi. Così continuano a ripetere, scaricando la colpa su Barreca e la figlia.

Nella strage hanno perso la vita Antonella Salamone e i figli Kevin ed Emmanuel 16 e 5 anni. Giovanni Barreca, padre e marito delle vittime, avrebbe aiutato la coppia di amici travolto da un delirio mistico. Stessa cosa la la figlia minorenne che avrebbe partecipato alle violenze assieme al fratello Kevin.

Secondo la Procura, Barreca, durante i colloqui con il suo difensore, l’avvocato Giancarlo Barracato, e la figlia, interrogata in carcere, avrebbero detto la verità.

Prima le frasi sui muri

Fina e Carandente sarebbero stati gli esorcisti intervenuti per liberare la casa dal demonio. Per prima cosa furono scritte sui muri le frasi con i versetti della Bibbia: “Le ho fatte io, prima che accadesse tutto. Avevano detto che sarebbe stato importante leggerli”, ha raccontato la figlia.

Con il passare delle ore Fina e Carandente avrebbero cambiato atteggiamento. L’esorcismo prevedeva degli interrogatori che divennero sempre più pressanti. “Erano autoritari – ha detto la ragazza -. Durante gli interrogatori urlavano. Mi sentivo come se mi venisse impedito dì parlare, infatti non ho neanche detto che avevo mal di testa o che avevo pensato al suicidio“.

Per prima fu uccisa la madre

Per prima fu uccisa Antonella. La colpirono ripetutamente con una padella fino a stordirla. Il racconto della ragazzina si fa drammatico: “Non so come è morta mia madre, se per infarto o quando sia io che mio fratello gli davamo calci. Prima i calci li ho dati io e poi Kevin, in quel momento mia madre non reagiva più. Mentre veniva torturata non poteva né mangiare né bere e quando veniva colpita con la pentola aveva una fascetta trasparente ai polsi”.

I figli dunque avrebbero contribuito ad uccidere la madre quando ormai la donna era priva di forze, martoriata dopo giorni di torture.

Il corpo bruciato

Il corpo fu bruciato: “Piattini e altri oggetti sono stati bruciati là sopra insieme al corpo di mamma. Il fuoco è durato alcune ore ma non saprei quanto – ha aggiunto la ragazza – . Durante queste cose sono rimasta come paralizzata perché avevo paura tanto che avevo pensato anche al suicidio”.

Il bambino piangeva

Il secondo a morire fu il piccolo Emmanuel. Piangeva e le sue urla furono viste come la conferma che fosse posseduto dal demonio. Lo legarono al letto con le catene e iniziarono a fargli bere caffè “con un bicchiere di plastica, con la siringa e il biberon. Il caffè lo preparava Sabrina. No so chi lo metteva nella siringa”. Il piccolo morì di stenti.

“Anche Kevin aveva i demoni”

Infine toccò a Kevin che dopo avere partecipato alle torture della madre finì per essere egli stesso un bersaglio: “Massimo diceva di avere mal dì testa e quindi iniziò a dire che anche Kevin aveva i demoni. Quando lo stavano legando sono andata in cucina ma subito dopo Massimo mi ha bendata. I capelli a Kevin li ha tagliati Sabrina dicendo che lo facevano più ribelle”.

La ragazzina sarebbe scampata alla morte. “Sono entrata nel panico perché Sabrina iniziò a dirmi le medesime cose che avevano già detto a mia madre. Mi diceva di tenere lo sguardo basso. Pur avendo detto a mio padre che quella situazione non mi piaceva, lui mi rispondeva dicendo che dovevamo pensare a Emmanuel che comunque era morto: ricordo che era disperato per quello che era successo e piangeva anche se non mi ascoltava lo stesso”.


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