“Il dirigente generale del dipartimento dei Lavori pubblici della Regione siciliana, Manlio Munafò, ha avviato le attività ispettive presso l’Istituto autonomo case popolari di Palermo in relazione ai fatti resi noti dagli organi di stampa nei giorni di venerdì e sabato scorsi. A svolgere l’ispezione saranno due dirigenti del medesimo dipartimento regionale dei Lavori pubblici”. La nota è dell’ufficio stampa di palazzo d’Orleans che richiama l’inchiesta pubblicata sull’ultimo numero di “S” (in edicola da sabato scorso) in cui si rivelano gli oltre mille incarichi affidati a nove avvocati, con un buon numero di parenti di dirigenti nell’elenco, e 3.500 assegnati ad altri quaranta legali.
E’ stata chiamato lo ‘scandalo parentopoli’: l’istituto delle case popolari, nonostante la presenza in organico di tre legali, ha affidato 4.500 consulenze esterne per recuperare i crediti dei quindicimila affittuari morosi, dando grande spazio, fra gli altri, alla compagna dell’ex commissario Pippo Palmeri, alla moglie del funzionario della Regione che vigila sull’ente, Gaetano Ciccone, e alla coniuge dell’assessore comunale Giampiero Cannella.
Ai circa cinquanta avvocati contattati dall’istituto viene riconosciuto per ogni pratica un compenso minimo di 100 euro per crediti fino a mille euro, 150 fino a cinquemila euro, 200 oltre i cinquemila. Fra i consulenti esterni, inoltre, c’è anche il nipote del direttore generale dell’ente, Salvatore Giangrande: a lui è stata affidata la progettazione di un’opera mai realizzata, la ristrutturazione dei locali, in passato dell’Eas, di Borgo Schirò-Borsellino, che si trovano a Portella della Ginestra.
Il neo-commissario dell’ente, Marcello Gualdani ha bloccato molti incarichi: tutte le consulenze che non sono ancora approdate in tribunale sono state revocate, anche perché alcune erano nulle visto che le lettere sono state spedite a persone morte. Gli interessati, però, si difendono: “Non c’è nulla di strano, se non avessimo svolto bene il nostro mestiere gli incarichi sarebbero stati annullati”. E Palmeri rilancia: “Avevano lavorato in precedenza con l’ente facendo il loro dovere”.