PALERMO – Lo chiamano “tifo organizzato”, ma ciò che si organizza, stando all’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, sono scontri violenti, guerriglia negli stadi e summit con i mafiosi per mettere la pace fra tifosi che dovrebbero essere uniti nella passione per il calcio e per i colori rosanero. L’indagine dei carabinieri traccia un quadro sconfortante.
La storia del tifo organizzato
Il primo gruppo organizzato a Palermo fu fondato nel 1974. Si chiamava Club Pitrè, poi denominato Angeli della Nord. Tre anni dopo nasceva il Commandos Aquile a cui, nel 1980, si affiancarono le Brigate Rosanero (fondate da Giovanni Giordano, detto Johnny) e i Warriors Ultras Palermo (guidati da Sesto Terrazzini).
Nella seconda metà degli anni ottanta il Commandos Aquile e alcuni giovani fondarono la Vecchia Guardia. Nel 1999 nasceva il gruppo Ultras Curva Sud (Ucs), ancora attivo. Completavano il panorama del tifo organizzato in curva nord i gruppi Ultras Curva Nord, Borgo Vecchio Sisma, Boys Zen, Club Filiciuzza, Warriors Arenella, Club Carini, Brigate Uditore.
Fra ottobre e novembre 2013, gli ultras della curva nord si sono divisi, formando prima tre e poi due gruppi distinti: uno rimasto nel tradizionale anello superiore mentre l’altro si è spostato in quello inferiore.
Nella stagione 2014-2015 Brigate Rosanero, Warriors, Angeli della Nord, Arenella e Baaria rosanero si sono uniti sotto il nome “Ultras Palermo 1900”.
L’attuale distinzione prevede due gruppi: Curva Nord 12 Palermo (che riunisce Ultrà Warriors e i ‘dissidenti’ della curva nord inferiore) e “Ultras Palermo 1900” (sempre in curva nord superiore). Nella parte inferiore della Nord sono rimasti i gruppi Ultrà Curva Nord Inferiore e Borgo Vecchio Sisma.
I vertici del tifo
Il capo del gruppo maggioritario, Curva Nord 12, è Rosario Fabrizio Lupo, coadiuvato da Saverio Bevilacqua, entrambi sottoposti in passato a Daspo.
Lupo, con un lungo trascorso all’interno del Borgo Vecchio Sisma, è entrato in contrasto con personaggi carismatici tra cui Pasquale Minardi, Vincenzo Campisi e Giuseppe Saiola. Così ha deciso di trasferirsi dalla Nord inferiore alla parte superiore dove orbita anche se non risulta ricoprire un ruolo ufficiale il fondatore dei Warriors, Sesto Terrazzini.
Jhonny Giordano
Il capo del gruppo Ultras Palermo 1900 è Giovanni Girdano, detto Johnny, nome storico del tifo organizzato. Per un periodo è stato assunto come custode nel Palermo targato Zamparini. Dopo il fallimento della vecchioa società, Giordano, che ha alcuni precedenti penali, ha perso il posto di lavoro ed è tornato in curva. Nel frattempo gli equilibri erano cambiati e ha dovuto accettare la nuova leadership di Lupo.
Il capo della tifoseria della curva nord inferiore è Pasquale Minardi, radicato al Borgo Vecchio.
Il ruolo della mafia
Già in passato era emerso il ruolo di Cosa Nostra come garante degli equilibri tra le tifoserie all’interno dello stadio Barbera che ricade fra i mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo-Tommaso Natale. Oggi sarebbero cambiati i nomi, ma non l’influenza mafiosa.
Un ruolo chiave spetterebbe a Jari Massilinao Ingarao, figlio di Nicola, ex reggente del mandamento di Porta Nuova assassinato dai Lo Piccolo, e nipote di Angelo Monti, oggi indicato al vertice della famiglia mafiosa del Borgo Vecchio. Entrambi sono stati fermati nel blitz di stamani.
L’anello di congiunzione
Ingarao costituirebbe “uno degli anelli di congiunzione tra il mondo che ruota attorno al Palermo” e la mafia. Non gradiva scontri fra i tifosi: “… queste cose non devono esistere perché qua si sta arrivando al punto che la curva va a restare vacante”.
E così aveva scelto Giorgio Mangano come referente unico per mettere le cose a posto. Così avvenne quando Giordano, Lupo e Bevilacqua arrivarono ai ferri corti.
Tifosi pedinati
Giordano è stato monitorato il 29 settembre dell’anno scorso mentre raggiungeva l’abitazione di Ingarao in via delloSpeziale. Si era fatto accompagnare da un tale Mimmo, non meglio identificato. Ed è stato proprio Mimmo a prendere la parola: “Ma tu lo conosci a questo Saverio Lupo?… quello Saverio… quello che gli hai dato la testata allo stadio… ci si è litigato Johnny… ha avuto una discussione… glielo volevo dire a tuo zio… (Angelo Monti”).
“… non c’è bisogno Mimmo – rispondeva Ingarao – possiamo fare pure a livello che lo mando a chiamare io… lo sai che tu Johnny non ti puoi permettere… pigli e gliene do due di bella e bella… già le ha prese da me… allo stadio”.
Ingarao si allontanò da casa giusto il tempo di riferire della visita di Giordano allo zio Monti che tagliò corto: “Io non gli voglio parlare, gli dici: io non l’ho visto a mio zio… già che gli do confidenza”.
All’indomani ci fu un nuovo incontro. Stavolta ad accompagnare Giordano a casa Ingarao c’era Mangano. Quest’ultimo aveva convocato Lupo e Bevilacqua. Ingarao non aveva gradito il suo approccio morbido: “Gli dici: si deve fare come dico io’. Te la devi sbrigare tu. Come ha detto quello ai tempi”. Era stato dunque autorizzato da qualcuno che gerarchicamente si posizionerebbe sopra lo stesso Ingarao. Quindi Mangano chiamava Lupo e passava il telefono a Ingarao: : … queste cose non devono esistere”.
L’onore offeso e la vendetta
Non furono gli unici dissidi. Alcuni membri del gruppo Ultras Palermo 900 di Giordano erano andati in trasferta per seguire il Palermo impegnato a Nola il 27 ottobre dell’anno scorso. Il pullman fu bloccato dai tifosi avversari che strapparono sciarpe e magliette a quelli del Palermo, bottino di una guerra folle da esibire durante la partita.
Al rientro a Palermo, Lupo e Bevilacqua pretendevano che Giordano organizzasse una vendetta esemplare contro i tifosi del Nola. “Ma tutto questo rumore dice perché per una magliettina strappata”, minimizzava Giiordano. Che pensò a un metodo indolore per “chiudere il discorso”: fare circolare la voce che Giordano avesse picchiato un tifoso, indicato come il capro espiatorio per fatti di Nola.
L’incontro
Quindi fu organizzato un incontro alla presenza di Giovanni Giammona, indicato come “affiliato” alla famiglia di Porta Nuova, e Luigi Gardina, il cognato del boss Gianni Nicchi. In vista dell’appuntamento Giordano chiamò Sesto Terrazzini: “Lo sai che c’ho problemi con Fabrizio.. e mi ha detto dice Fabrizio… vuole pure a Sesto e a Fabiuccio… ora dice Giorgio chiama dice alle quattro e li fai venire al bar da me alla… al papireto dice… anche a Fabio e a Sesto… va bene…”.
Al termine dell’incontro, dopo che Giordano ammise le sue colpe, fu deciso che il tifoso “colpevole” di non avere difeso l’onore dei tifosi facendosi strappare via la maglietta non era gradito allo stadio.
Botte tra palermitani
Il 17 novembre 2019 a Palmi (Reggio Calabria), si giocò la partita del campionato di serie D fra Palmese e Palermo. Durante l’intervallo scoppiò il finimondo nel settore dei tifosi rosanero. Se le diedero si santa ragione. Il bilancio fu di diversi feriti.
Le intercettazione hanno consentito di fare risalire la causa della rissa ai contrasti fra Lupo e Bevillcaqua da una parte e Minardi dall’altra. Fu il gruppo di quest’ultimo ad avere la meglio nella rissa a Palmi, dalla quale era rimasto fuori il gruppo di Giordano. Che però sperava nella lotta intestina per riguadagnare la posizione di leader che aveva ceduto mal volentieri a Lupo.
In questo caso però i mafiosi avrebbero scelto di non intervenire. Lo si intuirebbe dalla conversazione fra Giorgio Mangano e Gioacchino Pispicia, figlio di Salvatore, mafioso di Porta Nuova: “Facciamoci i fatti nostri”.
La rissa di Palmi risciò di innescare nuovi scontri. Alcuni tifosi del gruppo Ultras Curva Nord 12, rientrati a Palermo dopo la trasferta calabrese, progettavano spedizioni punitive a Borgo Vecchio. Gaetano Dainotti, detto barabba, tifoso della Curva Nord 12 e nipote del boss Giuseppe Dainotti, assassinato nel 2017, ne parlava con un altro tifoso Giuseppe Di Michele, che sollecitava un intervento duro: “… e che dobbiamo fare? Ci dobbiamo scendere non ci dobbiamo scendere? Io ho già tutto qua… i dolcini tutti dentro i souvenir dentro la macchina, pronti pronti”. Di cosa parlavano?
Sfida in piazza
Lupo e Bevilacqua radunarono 90 persone in piazzale Giotto sfidando i tifosi del gruppo Minardi che, però, non si presentarono all’appuntamento. Un altro tifoso, Pietro Schillaci, era fra gli interventisti più duri: “Saverio non siamo noi, voi non mi ascoltate, non mi ascoltate più voi cazzo, non mi fare incazzare, non mi fare impazzire, non mi sentite tu e Fabrizio vi sentite… non comandate voi Palermo? Ora prenditi questo… devi prendere posizione, non devono montare più… non devono montare più, sei d’accordo… sei d’accordo? Ti devi fare 20 anni di carcere sei d’accordo? non li devi fare montare più ci dobbiamo ammazzare con tutti”. Per fortuna il gruppo di Minardi non si presentò.
“Ci vediamo in piazza Politeama”
Lo scontro fu solo rinviato in piazza Castelnuovo il 19 novembre. I militanti della Curva Nord 12 si presentarono in attesa dei tifosi della Curva Nord Inferiore che, addirittura, andarono sul posto armati. “Stanno acchianannu e sunnu puru armati”, dicevano Lupo e Bevilacqua.
A quel punto furono allertati il questore e il prefetto. La presenza dei poliziotti ha evitato il peggio.
La vendetta era solo rinviata alla successiva partita casalinga dei rosanero con il Messina. Solo che nel frattempo intervennero “i cristiani”, e cioè i mafiosi, a bloccare tutto e imporre la pace. L’8 dicembre alla successiva partita contro l’Acireale, come mai avvenuto negli ultimi tempi, la curva nord superiore e quella inferiore erano compatti.
A distanza di qualche mese dalla pace fra le tifoserie della Nord si registrò una nuova grana da risolvere. Se a settembre 2019 Monti aveva scelto di non parlare com Jhonny Giordano le cose sarebbero andate diversamente nel marzo scorso.
Intercettando Monti le microspie hanno captato le sue parole con una persona rimasta ignota: “… dimmi una cosa, avvicinati … questo Saverio e Fabrizio di Passo di Rigano, che tipi sono… ma la devono finire”.