PALERMO – Alberghi, soldi e odore di mafia. Sotto sequestro finiscono le società della famiglia Ponte che gestiscono tre noti alberghi a Palermo: Astoria Palace di via Monte Pellegrino, Vecchio Borgo di via Quintino Sella e Garibaldi di via Emerico Amari. Valgono 7 milioni e mezzo di euro. Il provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale arriva a conclusione delle complesse indagini dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria. Le società coinvolte sono la Delta Finanziaria spa, la F.Ponte spa e la Vigidas srl, la Makella Tour Srl e la Vigidas Srl a cui fanno capo gli hotel. Contestualmente sotto sequestro finiscono beni riconducibili a Marcello Sbeglia, tra cui rapporti bancari, postali e assicurativi, un appartamento nel centro storico, due locali commerciali in zona Noce, ed un’autovettura. Il tutto per un valore di 500 mila euro.
In manette nel gennaio scorso erano finiti Marcello Sbeglia, Salvatore Brusca e Gaetano Troia. Il primo, 38 anni, è il rampollo del noto clan di costruttori palermitani considerati, negli anni, punto di riferimento di diverse famiglie mafiose per la gestione di appalti. Gli altri due, Troia e Brusca, entrambi imprenditori edili, sono ritenuti prestanome di Sbeglia. Tutte le società oggi sequestrate erano finite in amministrazione controllata. Nel frattempo, le indagini patrimoniali sono proseguite e ora il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Calogero Ferrara, nell’ultimo giorno utile, hanno chiesto il sequestro preventivo accolto dal collegio presieduto da Silvana Saguto. Il quadro indiziario si sarebbe aggravato.
Quali sono i rapporti fra il gruppo che fa capo a Salvatore Ponte e gli Sbeglia? Ruotava attorno a questo interrogativo l’inchiesta che aveva portato agli arresti e al commissariamento delle società. Secondo i finanzieri coordinati dal colonnello Calogero Scibetta, “dopo l’arresto del padre, Marcello Sbeglia è il prosecutore degli interessi che la Cedam aveva raggiunto con il gruppo Ponte sin dagli inizi degli anni 2000, probabilmente fondato su un accordo societario occulto ma certamente forte della posizione che il padre (Francesco Paolo Sbeglia ndr) aveva conseguito all’interno dell’organizzazione mafiosa”. Ed ancora: “Ci sono molti punti da chiarire, tra questi senz’altro la falsa dichiarazione di passività fittizie della Ponte finalizzata a fare conseguire, pressoché ininterrottamente per quattro anni, flusso continuo di denaro allo Sbeglia per quasi 400 mila euro”.
I finanzieri della Valutaria hanno fatto lo screening di parte degli affari delle società di Salvatore Ponte. Tutto inizia nel 2010 quando viene sequestrato il patrimonio di Francesco Paolo Sbeglia. Il costruttore è stato condannato definitivamente per riciclaggio e in appello a 8 anni e mezzo per mafia e intestazione fittizia di beni. Del suo patrimonio faceva parte anche la Cedam, ceduta ai figli Marcello e Francesco. L’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara studia i bilanci dell’impresa. Vengono fuori gli intrecci economici con il gruppo Ponte. In particolare, la Cedam aveva comprato per 1 milione e 900 mila euro il 65% di un immobile in via Emerico Amari, quello che oggi ospita l’hotel Garibaldi, stipulando un mutuo bancario per 3 milioni e mezzo di euro. Lo stesso giorno dell’acquisto la Cedam affittava l’immobile alla F. Ponte. L’amministratore scopre che in realtà, come risulta dalle passività della Cedam, l’immobile sarebbe stato pagato con i soldi provenienti dalle società Vigidas e Ponte spa, entrambe riconducibili alla nota famiglia di albergatori che fa capo a Salvatore Ponte. Non solo, i Ponte avrebbero abbuonato alla Cedam un debito di un milione di euro e si sarebbero pure rivolti alla Costruire Srl degli Sbeglia per ristrutturare il palazzo.
Da qui l’affermazione degli investigatori che si sarebbe trattato di un’operazione vantaggiosa “solo” per gli Sbeglia. E il conseguente interrogativo: perché mai i Ponte avrebbero dovuto accollarsi una similae operazione? Il 23 gennaio 2013 i finanzieri nel corso di una perquisizione trovano un accordo preliminare firmato da Daniele Di Domenico, Giuliana e Salvatore Ponte da una parte e Francesco Paolo Sbeglia dall’altro. Un documento del 2004 in cui veniva messo nero su bianco l’affare che sarebbe andato in porto nel 2009 per la vendita dell’edificio di via Emerico Amari. Nello stesso anno i Ponte affidano la manutenzione dell’hotel Garibaldi alla Cedam. Un rapporto di lavoro in due anni frutta agli Sbeglia circa 80 mila euro e che si interrompe quando Francesco Paolo, Marcello e Francesco Sbeglia vengono arrestati. Siamo nel 2010, nei giorni dell’operazione “Mafia e appalti”. A quel punto subentra la ditta di Salvatore Brusca che fino al 2013 ha incassato 150 mila euro che viene considerato un prestanome di Marcello Sbeglia che, una volta tornato libero, attraverso di lui, avrebbe gestito i suoi affari per aggirare la scure del sequestro.
“Si ritiene che il gruppo Ponte sia quindi caratterizzato da una pregnante infiltrazione mafiosa, quella del gruppo Sbeglia – si legge nel provvedimento di sequestro – che agisce utilizzando quale testa di legno Di Domenico che, per ragioni ancora in corso di accertamento, esercita un potere di controllo nei confronti dell’azionista di maggioranza Salvatore Ponte (ne è una rappresentazione plastica la decisione di quest’ultimo di sottoscrivere un testamento olografo in cui nomina Di Domenico suo erede universale, cosa impossibile se si tiene conto del fatto – si legge ancora – che Ponte Salvatore ha un figlio), capace di orientarne direttamente scelte ed obiettivi, per cui appaiono presenti una serie d’indizi che permettono di richiedere il sequestro”.
“Ci stupisce che mentre è in corso una procedura, quella sul commissariamento, prima ancora che venga presa una decisione, si innesti un’altra procedura, quella del sequestro – spiegano i legali dei Ponte, gli avvocati Vincenzo Lo Re e Sergio Monaco -. Non ci resta che studiare gli atti. Naturalmente si d’ora possiamo dire che ci difenderemo”.
Precisiamo che agli avvenimenti giudiziari è totalmente estraneo il ramo della famiglia Ponte che fa capo all’avvocato Paolo e che gestisce gli alberghi Hotel Politeama, Ibis ex President, Ponte, Saracen, Perla del golfo, Paradise Beach, Grand hotel Miramare”.
Aggiornamento del 20 marzo ore 13.19. Riceviamo e pubblichiamo una nota di Enzo Ponte, legale rappresentante della Excelsior srl, ricevuta in redazione. “In relazione alla notizia pubblicata relativamente agli asseriti rapporti tra la famiglia Ponte e il mafioso Sbeglia, si precisa che il dottor Enzo Ponte, rappresentante legale e socio unico della srl Excelsior, che gestisce l’albergo Excelsior di Taormina di cui è proprietaria, è assolutamente estraneo a tale e a qualsiasi altra vicenda mafiosa o non, di rilevanza giudiziaria”.