Una chiacchierata non troppo formale nel corso di una presentazione di un libro provoca un caso. Da un lato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, licatese, a lungo a capo della Procura di Palermo. Dall’altro l’ira funesta di Maurizio Gasparri.
La frase incriminata
”Oggi non siamo in piena democrazia perchè quando a decidere i candidati del popolo è la segreteria di un partito, non possiamo dire di essere in democrazia”. Lo ha affermato, comunica una nota dell’ufficio stampa della manifestazione, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso sul palco di “Capalbio Libri 2009″ nel corso della presentazione del suo libro ”Per non morire di mafia”. Erano presenti anche Pino Buongiorno, vicedirettore di Panorama, e Pier Luigi Vigna, ex procuratore nazionale antimafia. Grasso ha anche affermato che ”bisogna bloccare chi vuole controllare i giornalisti e i magistrati”. ”Se la giustizia è lenta e la riforma del processo penale che ci viene prospettata o le intercettazioni produrranno ulteriori danni – ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia – noi cosa possiamo fare se non opinione, pressione? Io per dire qualcosa ho dovuto scrivere un libro e tanti giornalisti oggi si ritrovano a doverne scrivere perchè le loro idee non trovano ospitalità nei giornali. Questo è un grave problema”. Parlando di mafia, il procuratore ha detto: ”Io sono per l’antimafia concreta fatta di cose concrete, di comportamenti e di fatti. Ognuno nel proprio piccolo deve fare un’opera di pressione”.
L’ira di Gasparri
La reazione non si è fatta attendere. “Meravigliano grandemente le incredibili parole provenienti da Pietro Grasso, del quale nel passato abbiamo apprezzato l’equilibrio. Scambiare i ricorrenti abusi in materia di intercettazioni da parte dei magistrati e giornalisti con la volonta’ di metterli sotto controllo è un grave errore. Grasso si è purtroppo unito al coro di quanti offendono il Parlamento e la democrazia”. Lo dice il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. “In questo Paese -aggiunge- tutti possono scrivere di quello che vogliono e non sarà sfuggito a Grasso che esistono giornali abitualmente dediti all’illecita pubblicazione di intercettazioni ed alla diffusione sistematica di menzogne. Grasso chieda scusa al Parlamento dove abbiamo appena varato le più severe e dure norme antimafia della storia italiana. Inoltre la malafede di Grasso è testimoniata dal fatto che le norme riguardanti le intercettazioni escludono i reati di mafia. Rendiamo omaggio agli eroi della magistratura uccisi nell’adempimento del loro dovere e biasimiamo chi stravolge la realtà. Peraltro con questa maggioranza di centrodestra sono cresciuti i sequestri di beni mafiosi ed il numero degli arresti. Mentre proprio io ho voluto norme più chiare sul carcere duro, il 41 bis per porre rimedio agli inauditi ed imperdonabili errori di alcuni colleghi di Grasso. In materia di antimafia concreta siamo docenti e non discenti. Grasso -conclude Gasparri- si legga le norme appena approvate e chiede scusa per espressioni che offendono l’alta funzione che ricopre per combattere il crimine e non per aggiungersi alla lunga serie di togati con la speranza di entrare presto nel Parlamento e farne parte”.
La contro-replica del procuratore, via Ansa
Piero Grasso ha precisato, dopo le esternazioni di Gasparri: ”Come il senatore Gasparri ben sa, spesso frasi estrapolate da un discorso ampio e articolato si prestano a banalizzazioni giornalistiche. Un conto è l’affermazione apodittica ‘non siamo in democrazia’, giunta al senatore Gasparri che non era presente a Capalbio, altro è esprimere dubbi e perplessità su un sistema che nega agli elettori di assegnare delle preferenze sui candidati al Parlamento”. Lo dice all’ANSA il procuratore nazionale antimafia. Grasso chiede: ”Puo’ un cittadino-magistrato esprimere la propria opinione durante la presentazione del proprio libro?”. Il procuratore nazionale antimafia poi aggiunge: ”Per quel che riguarda il problema della censura, della difesa dell’indipendenza dell’autonomia dei magistrati e dei giornalisti, argomento che tanto fa inorridire il senatore Gasparri, devo ricordare di aver esposto questi concetti nelle sedi istituzionali, proprio in quel Parlamento che mi ha concesso l’onore di interpellarmi. D’altra parte so benissimo che non viene dal Parlamento la spinta al cosiddetto controllo del consenso”.