CATANIA – “Tantissimi di noi sono vaccinati, ma non smetteremo mai di difendere il diritto a pensarla diversamente. E soprattutto il diritto di lavorare senza dover pagare per entrare in fabbrica. Da venerdì, invece, sarà così a causa dell’obbligo di green-pass e per il rifiuto di aziende come Stm anche solo a contribuire alle spese dei propri dipendenti per i tamponi”.
Giuseppe Caramanna, segretario generale della Uilm di Catania, ha spiegato così stamattina le ragioni del sit-in che ha visto riuniti in piazza Teatro Massimo i rappresentanti sindacali-Rsu dei più importanti stabilimenti metalmeccanici cittadini: Stm, Sirti, Acciaierie di Sicilia, Leonardo Finmeccanica. Tutti d’accordo sullo slogan della manifestazione: “Non si può pagare per lavorare!”.
Prima di lasciare la parola ad alcuni Rsu, che hanno fra l’altro protestato per il rifiuto di alcune società a ogni dialogo sui tamponi, Caramanna ha aggiunto: “Sia chiaro, questa non è un’iniziativa pro o contro i vaccini antiCovid. Non sono obbligatori, ciascuno decida in coscienza. Nel momento in cui qualcuno sceglie di non farlo, però, non può rimetterci di tasca propria. Soprattutto in un territorio come il nostro, in una regione come la nostra, è paradossale dover rinunciare a parte del proprio reddito per portare a casa lo stipendio. È inaccettabile per i lavoratori e per le loro famiglie”. “Chiediamo – ha affermato ancora il segretario Uilm – che lo Stato si faccia carico di questi accertamenti, o almeno che intervengano le aziende. Alcune hanno fortunatamente ottimi profitti, quindi non si capisce perché debbano tirarsi indietro. La nostra non è solo una protesta, ma soprattutto una proposta che giriamo pure a Confindustria. La condivida e ne chieda l’applicazione alle imprese”. Caramanna ha concluso esclamando: “Da Catania parte questa nostra richiesta di buon senso, adesso ci attendiamo risposte da istituzioni politiche e organizzazioni datoriali. Uniti si vince! Dobbiamo tutti assieme portare avanti questa nostra battaglia di civiltà e diritto, non accettiamo che qualcuno voglia dividerci tra chi dice sì e chi no ai vaccini”.