Il signor Richard Cohen è americano, classe 1952. Disconosciuto dalla comunità scientifica, espulso dall’American Counseling Association nel 2002 “in quanto non risulta essere un professionista nel campo della salute mentale”, è stato accolto da molteplici comunità religiose.
Lo mandano in giro per il mondo a diffondere la sua teoria e il suo approccio risolutivo ad una condizione, a quanto pare, problematica: l’omosessualità. E’ stato anche protagonista, ospite d’onore, nonchè relatore, di un incontro che si è svolto presso la chiesa cristiana La Parola della Grazia di Palermo. Incontro che ha scatenato aspre polemiche da parte delle principali associazioni in difesa dei diritti degli omosessuali. La platea era composta principalmente da fedelissimi della congregazione. Non mancavano, però, anche esponenti politici. Nelle prime file il deputato dell’Mpa Sandro Oliveri e il candidato al consiglio comunale Piero Garonna.
Sul palco lui, Cohen, e una serie di figuranti scelti dal pubblico. L’incontro si apre con una vera e propria recita in cui va in scena il suo dramma personale. Per spiegare il suo approccio è necessario partire dalla sua storia, dal suo percorso traumatico: un padre, ex marine, violento, una madre succube, un fratello assente e anche lui aggressivo. E poi lo zio Peter: figura presente, amorevole, disponibile, malata. All’età di 5 anni il signor Cohen racconta di aver subito abusi sessuali proprio da quello zio così buono. Così, sin dall’adolescenza, Cohen sviluppa quelli che lui stesso definisce “istinti omosessuali”. E da qui si arriva al nocciolo della teoria e di quella che da questo momento in poi si trasforma in una vera e propria lezione, con proiettore e slides in sequenza.
Ci sono traumi emotivi ben precisi alla base degli istinti omosessuali. Quindi questi comportamenti non sarebbero altro che la somatizzazione di questi traumi. Con frasi ad effetto, sorrisi, battute di spirito, a cui il pubblico risponde con risate e applausi, Cohen spiega che nessuno nasce gay. Non esiste scienziato che sia riuscito a provare l’esistenza di un gene che determina l’omosessualità. Svela, inoltre, che esistono circa 10 cause, rincipalmente legate alla vita, alle ferite che infligge, ai rapporti con i genitori, a condurre verso comportamenti disturbati.
Infine, arriva anche la ricetta per la sicura redenzione: un approccio in fasi, in perfetto stile Usa. Motivazione personale, trattamento (a pagamento), supporto da parte di persone che ci amano (da rintracciare preferibilmente in chiesa) e, last but not least, l’infinito amore di Dio. “Perchè Dio ci ama, nonostante i nostri istinti omosessuali”, dice Cohen sbracciandosi. E allora, verrebbe da chiedersi, perchè curarsi?
LA POSIZIONE DI ARCIGAY
“Il sig. Cohen gira il mondo, grazie ad organizzazioni religiose, spiegando che l’omosessualità è una malattia e che si può guarire, facendo una “terapia” a pagamento. Difendiamo e difenderemo sempre la libertà di opinione e di parola, ma non possiamo stare zitti, diventando complici di “terapie” che rischiano di danneggiare seriamente le persone che hanno la sfortuna di sottoporvisi”. Questo quanto si legge in una nota dell’Arcigay.
“Per questo invitiamo chiunque partecipi o abbia partecipato a questo come ad altri incontri – continua la nota – a documentarsi e a non diventare vittime di queste pseudoterapie che non hanno alcun fondamento scientifico. E’ importante sapere che Richard Cohen nel 2002 è stato espulso dall’ American Counseling Association per violazione dell’etica. L’Aca dichiara nel provvedimento di espulsione: “Richard Cohen is not a licensed mental health professional”, ovvero “Richard Cohen non è un professionista autorizzato nel campo della salute mentale”. Il signor Cohen è un attivista anti-gay che basa le sue “terapie” non su fondamenti scientifici, ma su ideologie religiose ultra-conservatrici. Un servizio shock del 2006 della Cnn ha mostrato come Cohen utilizzi in queste “cure” metodi controversi e contrari all’etica, muovendosi in un contesto in cui le pratiche standard, le regole etiche, di certificazione e controllo ufficiale sono del tutto assenti, e dove la distinzione tra pratiche religiose e “cliniche” è inesistente”.
“Gli approcci “riparativi” o di “conversione” ed ogni teoria che pretenda di definire l’omosessualità come orientamento sessuale patologico – conclude l’associazione – incentivano il pregiudizio omofobico. Va ricordato come pochi giorni fa uno dei massimi teorici delle “terapie riparative”, lo psichiatra Robert Spitzer, abbia smentito i dati dei suoi studi che sembravano dimostrare il successo di queste “terapie”. In una lettera inviata al direttore del giornale Archives of Sexual Behavior, Spitzer ha chiesto scusa a tutta la comunità omosessuale ed a tutte le persone che si sono sottoposte inutilmente per tutti questi anni alle terapie che prendevano spunto dalla sua teoria”.