MESSINA – “Pensaci Giacomino”, un testo irriverente, anticonformista negli anni nei quali viene scritto; un testo senza tempo ogni volta che viene riproposto. Fil rouge l’attualità del suo autore, Luigi Pirandello, il drammaturgo siciliano che voleva rompere convenzioni e pregiudizi di una società incastrata negli status sociali e dentro le più opprimenti convenzioni, nella quale bisogna rendersi irriconoscibili persino a se stessi per essere conosciuti e accettati fuori. Ieri come oggi, malgrado il conforto di una narcotizzata emancipazione spesso sopravvalutata, l’individuo vive della propria maschera, perdendo di vista il proprio io e vivendo in una giornaliera commedia reale – a tratti drammatica – dove si prefigurano, proprio, finali pirandelliani.
“Pensaci Giacomino” torna in scena con la sapiente interpretazione di Leo Gullotta nel ruolo del protagonista, il professore Agostino Toti, questa sera, alle 21, a Messina nello spettacolo inaugurale della nuova stagione del Teatro Vittorio Emanuele. L’attore catanese arriva nella città dello Stretto forte del successo straordinario in molti teatri italiani. “Pensaci Giacomino” sarà al Vittorio fino a domenica 16 dicembre.
Interpreti, a fianco del popolarissimo attore catanese, Liborio Natali; Rita Abela; Federica Bern; Valentina Gristina; Gaia Lo Vecchio; Marco Guglielmi; Valerio Santi e Sergio Mascherpa. La regia è di Fabio Grossi; scena e costumi Angela Gallaro Goracci; musiche Germano Mazzocchetti; luci Umile Vainieri. La voce dei brani cantati è di Claudia Portale.
Nell’ambito delle iniziative il teatro si apre alla città, Leo Gullotta, questo pomeriggio alle 18 in sala Sinopoli, incontrerà spettatori e studenti delle scuole messinesi.
“Pensaci Giacomino” è una commedia in tre atti scritta da Pirandello nel 1916, il periodo dei primi importanti testi teatrali che culminerà con il successo internazionale dei “Sei personaggi in cerca d’autore” (1921). Prende spunto dalla novella omonima che fu pubblicata la prima volta sul Corriere della Sera il 23 febbraio 1910.
Agostino Toti è un umanissimo professore settantenne che decide di andare controcorrente, affrontare le dicerie e i pettegolezzi, offrendosi di sposare la giovane Lilina, figlia del bidello della scuola, cacciata di casa, perché incinta del suo fidanzato Giacomino. Lo scopo di Agostino è quello di salvare la ragazza madre, offrendo un futuro tranquillo e agiato al bambino che nascerà: le promette in dote la pensione dello Stato e il suo patrimonio. Lilina potrà continuare a incontrarsi con Giacomino. Il gesto dell’anziano professore è persino osteggiato dai genitori della ragazza stessa.
Le vicende della commedia si affiancheranno e serviranno alla maturazione del giovane Giacomino, che all’inizio non hai il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e di affrontare la sua famiglia.
Finale pirandelliano – commenta il regista della commedia Fabio Grossi – un finale pieno di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere civile, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere con il figlio e con la giovane madre”. “Da qui – aggiunge – si comprende il pensiero del premio Nobel agrigentino nei confronti di una società che allora era misogina, opportunista e becera”. Osserva Grossi: “Pensaci Giacomino racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini e soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati”.
Una trama che torna contemporanea ogni volta che viene riproposta a teatro, “corsi e ricorsi storici, riprendendo Giambattista Vico – conclude il regista – dove nulla cambia, nulla si trasforma e tutto ritorna”.