Le analisi degli andamenti economici possono essere di tipo congiunturale (cosa è successo all’economia siciliana negli ultimi mesi), ovvero di tipo strutturale (quali sono stati i cambiamenti dei parametri fondamentali nell’ultimo quinquennio) o, ancora, relativi ad un singolo settore (la microelettronica, ad esempio) o ad una porzione limitata di territorio (Palermo e la sua provincia, per dire). E’ evidente che le analisi strutturali, al contrario, delle altre, suggeriscono politiche economiche di lungo periodo.
In questo breve commento, vorremmo fornire materiali di conoscenza sulla progressiva desertificazione industriale della Sicilia tra il 2007 ed il 2012 attraverso, quindi, un’analisi strutturale. L’industria siciliana in senso stretto ha una perdita di prodotto nell’economia della crisi del -25%, superiore a quella (-22%) dell’intero Mezzogiorno, con punte negative del -30,7% nel manifatturiero (-24,9% nel Sud) e nelle costruzioni (-33,4% a fronte del –26,6% del Sud). L’occupazione nell’industria siciliana, negli anni indicati, diminuisce del -12,9% (-32,4%, nelle costruzioni) valori superiori a quelli del Mezzogiorno (rispettivamente, -10,5% e –21,6%).
In sintesi, l’industria siciliana registra valori negativi nella produzione e nell’occupazione più alti rispetto al resto del Mezzogiorno. Tra le variabili da considerare nell’interpretazione di questo arretramento c’è sicuramente la riduzione del sostegno pubblico: l’industria siciliana è passata da aiuti pari a 822 milioni (2002) ai 135 del 2012. Come pure una scarsa incidenza delle politiche regionali e l’inefficienza nei processi di erogazione delle risorse. Le ore di Cassa Integrazione guadagni nell’industria manifatturiera sono aumentate in Sicilia nel 2012 rispetto al 2011 del 20% rispetto all’1,2% del Mezzogiorno.
Per concludere, si profila una desertificazione industriale della Sicilia da addebitare alla crisi di questi ultimi anni, alla diminuzione di forme di sussidio che privilegiavano imprenditori “assistiti”, all’assenza di efficaci interventi di supporto a sostegno delle esportazioni, dell’accesso al credito, dell’innovazione. Con eccezione di filiere d’eccellenza (la microelettronica di Catania) che hanno carattere di “isola” e non di sistema. In sostanza assistiamo al declino di un modello di sviluppo basato quasi esclusivamente sui trasferimenti pubblici, senza che ancora, né la politica né gli industriali, ne abbiano cercato ed individuato un altro credibile.
C’è attenzione a questa criticità, oltre che alla benemerita azione antimafia, alla gestione delle aree industriali dismesse ed al trattamento dei rifiuti, da parte degli imprenditori “schumpeteriani” che operano in Sicilia? Il tema è importante: il settore industriale in Sicilia soffre per una crisi ciclica o ha ormai raggiunto, per carenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie, uno stato di sotto-dimensionamento permanente che occorre considerare irreversibile addirittura nel lungo periodo?
Mario Centorrino, Piero David Università di Messina