“Non mando messaggi in codice, ho salutato persone che non conoscevo e lo rifarei, è il mio lavoro”. Così il cantante Raffaello, al secolo Raffaele Migliaccio, protagonista del video in cui saluta dal palco di piazza Kalsa il boss Luigi Abate, noto alle cronache come Gino u’ Mitra, ha commentato la vicenda che lo ha visto coinvolto.
Raffaello, come sono andate le cose quella sera in piazza Kalsa?
“Era la prima volta che venivo a Palermo, ho trovato un ambiente bellissimo, sono stato accolto come un fratello. Le persone che ho conosciuto non so chi sono né cosa fanno, so solo che si sono comportate benissimo con me. Chi mi segue sa come sono fatto, non chiedo mica lo stato di famiglia a tutti quelli che mi chiedono di salutare”.
Quindi non sa chi fossero le persone a cui ha rivolto i saluti?
“Io non mi preoccupo di queste cose, io vado, canto, dò soddisfazioni al pubblico, cerco di trasmettere emozioni. Poi se mi chiedono di salutare qualcuno io lo faccio, lo rifarei e lo farò ancora se capiterà. Io saluto e basta, non mando messaggi in codice. A me non interessa chi sono queste persone, a me interessa che il pubblico sia contento, è anche educazione ed è il mio lavoro. Se mi dimostrassi scontroso smetterei di lavorare”.
Ma lei è al corrente che alcuni quartieri in cui le sarà capitato di esibirsi la criminalità organizzata è più presente che in altre zone e che potrebbe crearsi un caso?
“Certo, ma il mio lavoro è cantare, vivo di questo e vado dove mi chiamano, anzi, spero di tornare presto a Palermo, e poi le mie canzoni parlano d’amore e del mondo dei giovani, non ce n’è neppure una che parli di criminalità”.
Non ha mai subito pressioni prima o durante un concerto riguardo una dedica o un saluto?
“No, sono stato sempre trattato benissimo”.