"Il telefono è controllato": le soffiate dell'ex Pip e l'ombra di Ginu 'u mitra - Live Sicilia

“Il telefono è controllato”: le soffiate dell’ex Pip e l’ombra di Ginu ‘u mitra

Feliciano Leto
Le intercettazioni della talpa scoperta in Procura

PALERMO – “Ci sono proroghe, continue proroghe, intercettazioni, tu hai il telefono sotto controllo”, diceva il commesso giudiziario Feliciano Leto a un indagato per corruzione. Per la Procura della Repubblica di Palermo è stata la conferma dell’infedeltà dell’ex Pip, arrestato per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto d’ufficio.

Le intercettazioni

Ad essere intercettato era proprio lui. Gli agenti della squadra mobile e della sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato hanno piazzato un virus spia nel suo cellulare e lo hanno pedinato. La soffiata che riguarda una delicata indagine per corruzione alla motorizzazione di Palermo è avvenuta in un chiosco poco distante dal palazzo di giustizia.

Informazioni dalla Procura

Leto, che è stato arrestato, raccoglieva, infatti, le informazioni dai fascicoli che doveva consegnare negli uffici della Procura, li fotografava o addirittura li portava con sé all’esterno del tribunale. Ad esempio è stato pizzicato e filmato mentre si allontanava in sella ad uno scooter e incontrava una persona indagata per una rapina commessa lo scorso giugno.

I favori dell’ex Pip

In realtà sarebbero due i rapinatori “favoriti” dall’ex Pip. Uno di questi è stato riconosciuto dagli investigatori anche per il tatuaggio cha porta al braccio. È lo stesso tatuaggio immortalato nella fotografia del fascicolo che Leto ha girato via WhatsApp ad un amico. Si continua a indagare perché il commesso arrestato stamani ha avuto una sfilza di contatti sospetti. Si ipotizza addirittura che avesse rallentato la consegna degli atti che avrebbero portato all’arresto di una persona. Così poteva “farsi un’altra notte a casa”, diceva l’uomo. Si indaga pure su un giro di certificati del casellario giudiziale che l’impiegato avrebbe fatto avere, dietro compenso, ad una serie di persone.

“Ti spacco la faccia…”

San Filippo Neri, Oreto, Montpellegrino: le richieste sono arrivate da gente che abita in diversi quartieri della città. Qualcuno si era accorto dei suoi strani movimenti. Primo fra tutti il dirigente dell’archivio della Procura che lo richiamò. La reazione di Leto fu veemente: “Sto porco… moderati… ti spacco la faccia”. Aveva già il telefono sotto controllo e i poliziotti alle calcagna.

Spunta il nome di Gino ‘u mitra

C’è un ulteriore dettaglio che merita un approfondimento. Leto pochi giorni fa ha inviato un messaggio WhatsApp con una foto al parente di un boss: “Buongiorno compà vedi che tuo zio Gino ha messo l’annuncio su Subito.it, sta vendendo l’hard disk”. La foto immortalava un hard disk allegato ad un fascicolo della Procura della Repubblica. Lo “zio Gino” è stato identificato in Luigi Abbate, noto boss della Kalsa, meglio conosciuto come “Gino ‘u mitra”.


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