PALERMO – Aria di tempesta per i dipendenti del gruppo Acqua Marcia che a Palermo gestisce Villa Igiea, l’Excelsior Hilton e l’Hotel delle Palme, con quest’ultimo destinato alla chiusura. L’azienda ha già presentato un piano lacrime e sangue che prevede sacrifici ingenti per i lavoratori di tutte le strutture e oggi si è tenuto un vertice in Prefettura.
Il gruppo romano ha infatti aperto alla possibilità che l’Hotel delle Palme non chiuda, ma a precise condizioni: la trasformazione dei rapporti di lavoro da tempo indeterminato a tempo determinato (otto mesi l’anno) o da full-time a part-time verticale sempre per otto mesi l’anno per i dipendenti di Villa Igiea; l’esternalizzazione dei servizi ai piani, camere, mini bar e lavanderia e il licenziamento di trenta dipendenti , dislocati in tutti gli alberghi, di cui i 15 lavoratori della ristorazione dell’Hotel delle Palme.
“Avevamo già rappresentato la nostra posizione nel corso degli incontri precedenti – dice Mimma Calabrò della Cisl – non sono pensabili accordi che prevedano i licenziamenti, la trasformazione dei rapporti di lavoro da full time a part time o, ancora peggio, da tempo indeterminato alla stagionalità, perchè pesantissime sarebbero le ricadute sugli aspetti retributivi e contributivi dei dipendenti. Necessita intraprendere percorsi alternativi alle proposte aziendali che possano al meglio tutelare i livelli occupazionali coinvolti”.
“La prossima settimana convocheremo i lavoratori in un’assemblea per discutere sulla vertenza Acqua Marcia – dice Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia – la società ha paventato lo spettro del fallimento e misure drastiche se entro metà febbraio non troveremo un accordo e non riuscirà a ottenere un minimo di utile. È positivo che l’Hotel delle Palme resti aperto ma bisogna lavorare per trovare soluzioni che garantiscano il futuro di tutti i lavoratori evitando la chiusura delle strutture. Ogni decisione passerà attraverso il referendum dei lavoratori, ma è chiaro che ci batteremo per diminuire il numero di esuberi e trovare soluzioni alternative coinvolgendo i lavoratori prossimi alla pensione, trasformare la mobilità in cassa, garantire i lavoratori assicurando redditi congrui e il ritorno al tempo pieno se l’azienda recupererà redditività. Chiediamo garanzie su ogni punto del piano – conclude Flauto – stando ben attenti al rischio paventato oggi in prefettura, quello cioè della chiusura totale delle strutture e del fallimento”.
Il termine è il 14 febbraio, altrimenti scatterà il licenziamento per 135 dipendenti.