CATANIA – Qualcuno ha anticipato la scelta del rito, ma ogni posizione sarà formalizzata nella prossima udienza fissata dal gup per il prossimo primo dicembre. Si va spediti – nonostante la pandemia – nel processo Samael che vede alla sbarra, tra gli altri, i ‘broker’ che avrebbero creato un sistema capace di ‘far fruttare’ i fondi neri accumulati dai Santapaola ed Ercolano negli anni 70-80-90. Nell’epoca in cui anche pezzi delle Istituzioni dicevano che la mafia era ‘Cosa palermitana’ non certo ‘catanese’.
Ma intanto la saccoccia dei mafiosi si gonfiava e secondo la Procura una parte di quei capitali sarebbe stato ben “ripulito” e utilizzato in diverse operazioni commerciali e immobiliari. Attraverso la figura di Giuseppe Cesarotti, già noto ai tempi del processo Orsa Maggiore, poi si sarebbero mossi altri imprenditori (come Mario Palermo) e faccendieri (come Francesco Geremia) che avrebbero creato la piattaforma di rapporti, investimenti e riciclo poi ricostruito in modo sistemico dal Ros dei Carabinieri.
Il gup ha rigettato un’eccezione sollevata da uno dei difensori sull’utilizzo delle intercettazioni e poi ha rinviato per formalizzare la scelta dei riti. A quel punto sarà deciso il calendario per la discussione dei pm Marco Bisogni e Rocco Liguori (per chi opterà per il giudizio l’abbreviato) delle difese. E poi dovrà decidere sulle richieste di rinvio a giudizio degli altri imputati.
Sono 12 gli imputati davanti al Gup: Giuseppe Cesarotti (classe 44), Salvatore Cesarotti, Orazio Di Grazia, Antonio Francesco Geremia, Mario Palermo, Armando Pulvirenti, Vincenzo Pulvirenti, Cateno Russo (Giuseppe), Maria Rosa Cesarotti, Giuseppe Cesarotti (classe 84), Francesco Litrico, Alessandro Raccuglia. Giuseppe ‘Enzo’ Mangion, cognato di Aldo Ercolano, ha chiesto il giudizio immediato. Il processo si aprirà a gennaio.