“Quello che è passato un po’ inosservato è che proprio grazie a Cirfeta questo processo ha consentito di acclarare che c’erano tre pentiti che mentre rendevano dichiarazioni alle procure erano codetenuti e si parlavano. E’ ripugnante che qualcuno consenta di far socializzare i codetenuti che possono accusare un qualsiasi cittadino. La prova deve essere raccolta in maniera genuina”.
Lo ha detto l’avvocato Pino Di Peri, legale del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, accusato di calunnia nei confronti di tre pentiti davanti alla prima sezione della corte d’appello di Palermo.
Nel processo, giunto alle arringhe difensive (il pg ha chiesto la condanna a sei anni, mentre in primo grado il
senatore era stato assolto), il senatore deve rispondere di calunnia aggravata nei confronti dei collaboratori di giustizia
Francesco Di Carlo, Francesco Onorato e Giuseppe Guglielmini, per aver ordito un piano insieme all’ex coimputato e pentito Cosimo Cirfeta (deceduto in carcere) per dimostrare che i tre collaboratori si erano messi d’accordo per accusarlo falsamente. Poi il collegio difensivo di Dell’Utri, composto da Di Peri e Pietro Federico, si è soffermato sull'”assoluta e conclamata intempestività sia dell’atto d’appello del pg sia dell’atto di impugnazione della procura”.
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