I piani della banda di Altavilla | "Poi spacchiamo il porco a metà" - Live Sicilia

I piani della banda di Altavilla | “Poi spacchiamo il porco a metà”

Le intercettazioni. I cinque rapinatori andavano a colpo sicuro: sapevano chi teneva in casa grosse somme di denaro e gioielli. Una volta entrati in azione dividevano la refurtiva e puntavano una nuova vittima. Ad un'anziana svaligiarono la casa mentre si trovava in chiesa.

Operazione "Milicia violenta"
di
4 min di lettura

PALERMO – Ogni colpo veniva pianificato nel dettaglio, con l’assegnazione dei compiti e la scelta dell’obiettivo. C’era anche chi, con i rischi ridotti al minimo, riusciva a “primeggiare” e “coordinare” tutte le fasi di furti e rapine. La banda di malviventi finita in manette nel corso dell’operazione “Milicia violenta” non si fermava nemmeno di fronte al fatto che i componenti risiedevano nella stessa zona in cui entravano in azione.

Le vittime avrebbero potuto riconoscerli, ma avevano trovato una soluzione, quella di coinvolgere giovani palermitani o ragazzi dei paesi vicini che volevano ottenere liquidità immediata o gioielli da piazzare subito nel mercato nero. Gente che non fosse mai entrata in diretto contatto con i malcapitati. Ovviamente, la vittima veniva scelta con accuratezza. La banda sapeva addirittura quanti soldi avrebbe potuto trovare nell’abitazione da passare al setaccio, o quanti gioielli. Come nel caso di uno dei colpi ad Altavilla Milicia: in quell’occasione fu “ingaggiato” Domenico Geraci, 40enne di Casteldaccia finito in manette insieme ad altre quattro persone nel corso del blitz dei carabinieri di Bagheria.

A coinvolgerlo furono Umberto Guagliardo, –  25enne già in cella e personaggio di spicco dell’indagine perché considerato uno dei picciotti fidati del capomafia Francesco Lombardo – e Vincenzo Urso, 26 anni. Entrambi di Altavilla Milicia, si trovavano in difficoltà. Avevano in cantiere un colpo ai danni di un’anziana, ma non sapevano come agire, chi fare esporre. Dalle indagini emerge che i due avevano individuato in Geraci il complice “ideale”, come dimostrano le intercettazioni:

Urso: A Domenico!
Guagliardo: Ma ci deve andare con il passamontagna
Urso: A Domenico lo conosco
Guagliardo: Aspè…se gli diciamo a una vecchia pure entra?
Urso: Sì, se li tira, se li tira
Guagliardo: Io ho un piano già! Però dobbiamo fare un regalo, gli dobbiamo fare un regalo
Urso: Eh, non c’è problema Umbè!
Guagliardo: Dice che ci sono più di due chili d’oro
Urso: Di più? Ma dove, al paese? Quando dici tu ci andiamo. Che ci vuole a “tirarcela”…io dentro ci entro!
Guagliardo: No, tu non ci devi andare Vicè!
Urso: Perché ci conoscono a noialtri, non possiamo fare niente al paese!
Guagliardo: Noialtri, se tu ci parli, se lui ti dice sì, gli facciamo vedere il posto
Urso: Ma è vecchia? Quanti anni ha? ma tu gliel’hai visto quest’oro?
Guagliardo: Sessant’anni. Si gliel’hanno visto. Più di due chili e soldi liquidi!
Urso: Tutti bracciali, collier, cose…
Guagliardo: Si discute più di trentamila euro!
Urso: Vedi che io a Geraci un mare di rapine gli ho fatto fare. Noialtri lo dobbiamo appoggiare
Guagliardo: Lui come esce deve venire con noialtri perché dobbiamo spaccare il porco a metà
Urso: Uno queste cose le deve fare con la gente giusta!
Guagliardo: Se tu dici che questo se la sbriga la facciamo. Domani pomeriggio ci andiamo a parlare

Insomma, Urso e Guagliardo avrebbero avuto il ruolo di ideatori del colpo, Geraci sarebbe stato l’esecutore materiale. Scelte e modalità erano compito dei due giovani di Altavilla Milicia, che pretendevano ovviamente di dividere il bottino una volta messo a segno il furto o la rapina. La banda puntava ad obiettivi sicuri, sapeva chi teneva soldi in casa, chi conservava gioielli. E nel caso dell’anziana finita nel mirino, il bottino fu di oltre diecimila euro. I complici entrarono in azione il 16 marzo del 2012 in salita Sant’Anna, aspettarono che la donna andasse in chiesa per avere campo libero. Con loro e Geraci andò anche Salvatore Binario, 30 anni, anche lui arrestato dai carabinieri. Quando la vittima tornò a casa, intorno alle 18,30, trovò una finestra forzata e l’appartamento a soqquadro: tutti gli oggetti preziosi erano spariti, dai bracciali agli orecchini, fino alle collane. E soldi in contanti, proprio come i malviventi avevano previsto.

La banda però puntava in alto. L’ascesa criminale, nei loro piani, poteva avvenire facendo il rifornimento di armi e rivendendole. A distanza di un mese dal furto nell’abitazione dell’anziana, infatti, Urso e Guagliardo, con la complicità di Giuseppe Rio, 26ebbe palermitano, ma residente a Trabia, pianificarono un nuovo colpo. Ad essere presa d’assalto, stavolta, l’abitazione di un uomo, che fu aggredito da due malviventi armati di coltello che lo costrinsero a consegnare i suoi tre fucili da caccia, custoditi in un armadio. Una delle armi fu rivenduta a Nunzio di Franco, palermitano di 34 anni: i carabinieri lo individuarono il successivo 14 aprile. Perquisirono la sua auto che si trovava nei pressi di Villabate e trovarono uno dei fucili da caccia calibro 12. L’aveva nascosto sotto il sedile posteriore dell’auto.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI