“Si chiedono passi indietro alla magistratura, ma vanno fatti passi avanti”: vanno distinte le “le responsabilità penali da quelle politiche”, “i politici collusi vanno espulsi” e “per essere una democrazie matura vanno accertate le responsabilità personali sulla trattativa” Stato-mafia. Torna a parlare in pubblico di legalità il sostituto procuratore Antonio Ingroia, dopo le polemiche seguite alla sua partecipazione alla manifestazione della Fiom a Bologna, in un lezione a Generazione Futura, i giovani di Fli. A questo proposito la battuta del deputato Fabio Granata: “Con chi dovremmo farli gli incontri, con Bisignani?”.
“Borsellino – ha ricordato Ingroia all’incontro cui hanno partecipato alcuni parlamentari di Futuro e Libertà – diceva che non si può aspettare la sentenza definitiva per trarre conclusioni”; cita come esempio il caso dell’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro: sarebbero dovuti “scattare dei meccanismi di espulsione: solo così si può fare un passo in avanti”. Delle immunità parlamentari il pm dice: “In un Paese normale hanno un senso: è giusto difendere l’autonomia del potere legislativo dal dissenso politico”, ma in Italia se ne abusa e anche “nella giunta per le autorizzazioni si rifanno i precedimenti in un clima di sospetto e di diffidenza reciproco”. Un passaggio anche su quella che definisce “pseudo-riforma epocale della giustizia”: il vero tema per i cittadini “é la certezza della pena e la lunghezza dei processi. Ma per qualche motivo in Italia negli ultimi 10-15 anni non si è fatta una legge per andare incontro a queste esigenze”, anzi “leggi ad personam hanno ottenuto l’effetto opposto, allungando i tempi del processo e accorciato il tempi della prescrizione”.