PALERMO – Un accordo Regione-sindacati per redistribuire ai lavoratori della sanità, i più coinvolti nella lotta al Covid-19, gli oltre 20 milioni di euro che lo Stato ha destinato alla Sicilia con il decreto legge n. 18 del 17 marzo 2010. E stop ai tagli del piano di rietro che il personale della sanità pubblica siciliana subisce dal 2009. A chiederlo, in una nota indirizzata all’assessore alla Salute Ruggero Razza, sono la Fp Cgil, la Cisl Fp e la Uil Fpl.
“In altre Regioni, come per esempio la Toscana, Cgil, Cisl e Uil hanno già stipulato un’intesa di questo genere con i governi locali dopo l’approvazione della tabella per l’assegnazione delle risorse (art. 1 comma 1). Noi, quindi, chiediamo al governo regionale della Sicilia di essere convocati al più presto per definire i termini di un accordo che è semplicemente dovuto nei confronti dei lavoratori della sanità siciliana – dicono i segretari generali Gaetano Agliozzo, Paolo Montera ed Enzo Tango. – In Sicilia, infatti, i lavoratori della sanità pubblica percepiscono ad oggi il salario accessorio più basso d’Italia per via dei tagli che sono seguiti al piano di rientro varato nel 2009. E se consideriamo che in queste settimane ci sono operatori sanitari che stanno lavorando senza sosta per fronteggiare la terribile emergenza sanitaria, è facile comprendere che questa situazione non è più accettabile. È tempo di restituire ai lavoratori della sanità siciliana la retribuzione loro spettante, sulla base delle norme e dei CCNL, ripristinando il 100 per cento del Fondo per la produttività, prevedendo dunque l’integrazione delle previsioni nazionali”.
“L’assessore Razza, nell’ambito della prima riunione del comitato regionale per l’applicazione del protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori del settore sanitario, si è dimostrato sensibile alle esigenze di tutela del personale di settore. Ci aspettiamo, dunque, che anche stavolta comprenda l’urgenza di un intervento per risanare i conti di un sistema sanitario che, provato da anni di tagli e decurtazioni “lineari”, rischia adesso di collassare”, concludono i sindacalisti.