CATANIA – Un ’68 che ha segnato la storia mondiale e ha lasciato una complessa eredità ancora viva ai giorni nostri. È quanto resta della rivoluzione sessantottina, di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario. Il tema è stato affrontato nel corso di una conferenza organizzata ieri, 7 maggio 2018, dal Rotary Club “Catania Etna Centenario” all’hotel Nettuno di Catania. L’incontro – moderato dalla giornalista Isabella Fichera con il coordinamento della presidente del Club, l’avvocato Yolanda Medina Diaz – ha visto confrontarsi Salvatore Adorno, docente di Storia contemporanea del dipartimento di Scienze umanistiche dell’università etnea e padre Miguel Cavalle, sacerdote della parrocchia San Giuseppe in Ognina.
“In Italia tre grandi matrici culturali convivono nel movimento – ha affermato Salvatore Adorno – La matrice marxista, con lo scontro sociale di classe che vede nel ’68 un momento di crisi della società capitalista”. Il secondo elemento è quello legato a un cattolicesimo solidale. La terza matrice, invece, è quella “liberale individualista che nasce con la società dei consumi”. Questo elemento porta in breve a un cambiamento radicale all’interno delle famiglie, complice anche l’introduzione della pillola anticoncezionale, alimentando quella che il professore definisce una “tensione individuale alla libertà personale”. A sopravvivere ai decenni successivi è soltanto la terza matrice e così “il ’68 ha aperto alla società attuale”. Il docente di Storia ha poi analizzato l’ambiente nel quale cinquant’anni fa la rivoluzione ha visto i suoi albori, l’università. Gli atenei diventano “luogo di scontro” tra gli studenti e una società che non era più in grado di fornire loro risposte. Ben presto da Berkeley, negli Stati Uniti, le proteste giungono alla Sorbona, in Francia, e anche in Italia.
Padre Miguel Cavalle ha iniziato il suo intervento con una panoramica delle circostanze storiche che hanno portato alla rivoluzione. Dalla guerra nel Vietnam alla lotta razziale, dalla diffusione delle teorie marxiste alle rivoluzioni in centro America, passando per le contestazioni della riforma scolastica in Francia e la Primavera di Praga. Un fermento che “influenza tutto quello che ha a che fare con la vita dell’essere umano”, ha precisato il religioso, facendo riferimento anche alla cultura, all’arte e alla musica. Il ritratto che Miguel Caballe fa del ’68 è in chiaroscuro: “Ha avuto elementi positivi, ha lottato contro schemi che non erano adeguati, ha dato dignità alla donna – ha riflettuto – Il giudizio globale però negativo. Non ha offerto elementi solidi per una società migliore. C’è una rottura con la religione, ma la proposta di una società senza Dio provoca una sofferenza anche nel campo dell’etica”. E, ha sostenuto il parroco, ha lasciato “l’essere umano senza radici e quindi più manipolabile”.
Dal terrorismo al patrimonio culturale di quegli anni, molti elementi non possono che essere sfiorati dal dibattito. Isabella Fichera, però, ha chiuso l’incontro con una riflessione sul mutamento radicale della condizione femminile. “C’è un assoluto cambiamento della posizione della donna, la trasformazione completa di questa figura”. La giornalista, sottolineando l’importanza dell’emancipazione, ha messo in luce anche la difficoltà di una generazione che non è riuscita quasi più a riconoscere le proprie madri.