PALERMO – Avrebbe aiutato Mico Farinella a veicolare un messaggio a un detenuto e in cambio avrebbe accettato la promessa di ottenere in regalo un orologio. Da qui l’ipotesi di corruzione che i pubblici ministeri contestano a Giuseppe Rubbino, ispettore della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Voghera, dove il boss di San Mauro Castelverde è stato a lungo detenuto.
“Veicolava i messaggi”
Dopo la sua scarcerazione, avvenuta nell’aprile 2019, Farinella avrebbe attivato un canale di comunicazione con un detenuto rimasto al momento non identificato. Gli accertamenti sono in corso, ma gli investigatori sono stati finora prudenti per evitare di fare saltare il blitz. Rubbino viene indicato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo come “il soggetto compiacente in grado di veicolare i messaggi” di Farinella.
La vicenda è emersa il 5 e 7 marzo scorsi, quando il boss ha incontrato Rubbino. Gli incontri sono venuti fuori iniettando un virus spia nei telefonini dei protagonisti.
Il Trojan nel telefonino
Il 5 marzo 2020 Farinella e la moglie percorrono in macchina via Papa Giovanni XIII a Voghera. Il marito dice che “verso le sette devo venire qua”. Alle 9:00 sarebbe tornare in quella strada. Al civico 43 vi abita Rubbino. “Ci vuoi suonare oppure no?”, chiede la moglie Francesca Pullarà e Farinella risponde: “… è giorno mi siddia se mi vede qua… di fronte ci abita… un suo collega… quello esce con il cane o è uscito…”.
Alle 19:01 parte una chiamata dal telefono di Farinella. Ecco la conversazione: “Giuseppe sei? Io Mimmo sono, che fai?”; “Adesso non posso scendere, al limite domani pomeriggio verso le 4.30, ci vediamo all’Agip di via Emilia”; “Ok, ciao, ciao, ciao”.
Il detenuto e la casa all’asta
All’indomani Farinella si incontra “con un soggetto con accento siciliano”. Viene identificato in Rubbino, il quale, dopo i saluti iniziali, gli chiede il motivo della richiesta di incontro. Farinella ha bisogno di comunicare con un detenuto sulle corti di un’abitazione perché “la casa di sua moglie è all’asta…la casa… è fallito il proprietario… ora l’hanno messa all’asta di nuovo devo cacciare soldi… di nuovo”.
È la casa dove a Palermo vive la famiglia di Farinella che ha intenzione di parlare con la sorella del detenuto, ma prima vuole informarlo. Rubbino gli suggerisce di rivolgersi a un avvocato, poi però lo rassicura. Proverà a parlare con il detenuto: “Tu lo sai che adesso i colloqui sono sospesi… per il virus…. il modo come parlare ce l’avrei ora glielo dico… va bene va, gioia mia… ti saluto Farinella, la mano non ce la diamo perché c’è il virus”.
L’appuntamento
Infine concordano di rivedersi due gironi dopo in un bar sempre in via Emilia e senza bisogno di ulteriori contatti. Il 7 marzo in effetti si rivedono. Si scopre che il detenuto si chiama Enzo: “… e allora, Enzo mi ha detto di sì. Per il momento è difficile che la sorella si mette una casa sulle spalle, se lui ha modo… ti fa sapere… però non vuole che il figlio faccia parte di questa cosa qua, quindi i soldi se li intasca lui.
Un orologio in regalo
Ricevuta la risposta Farinella dice all’ispettore: “… ti volevo fare vedere un orologio… guarda quell’orologio”. Secondo l’accusa, sarebbe la ricompensa ricevuta dall’ispettore. Da qui l’ipotesi della corruzione. Restano dei punti da chiarire. Chi è il detenuto? Di quale casa parlavano? Come è andata l’asta? Perché Farinella diceva che era lui a dovere “cacciare” i soldi?