PALERMO – “Nulla ci fermerà. Da quando le nostre vite sono state stravolte dalla morte di Mario, abbiamo lottato per la verità e continueremo a farlo. Mio figlio deve avere giustizia, quello che è accaduto non può essere archiviato come un suicidio. Più tempo passa, più siamo convinti che non si sarebbe mai tolto la vita”. Santina D’Alessandro, madre del cameraman palermitano trovato morto il 30 maggio del 2013 a Madrid, nell’appartamento in cui viveva con la moglie spagnola, Raquel Sanchez-Silva, ribadisce con forza l’obiettivo della sua famiglia: fare luce su quello che hanno sin dall’inizio ritenuto un omicidio.
Il 21 luglio si avvicina, ma la voglia di verità e la perseveranza di Santina, Pippo e i figli Emanuela e Andrea Biondo, non si fermano. Si tratterà di una data decisiva per i familiari del cameraman, la quale morte è ormai da sette anni avvolta nel giallo. Davanti al gip si discuterà la richiesta di archiviazione della Procura generale, a cui i familiari si sono opposti assistiti dagli avvocati Carmelita Morreale e Fabio Falcone. La richiesta è arrivata dopo l’esito della terza autopsia alla fine del 2019, che ha confermato la tesi del suicidio. “Ogni esame autoptico eseguito – sottolinea la madre del cameraman – ha sempre provocato in noi seri dubbi, a partire dal primo effettuato in Spagna, per finire con l’ultimo, dopo il quale sono emerse varie incongruenze”.
Eppure la battaglia portata avanti dalla famiglia Biondo aveva fatto emergere presunti depistaggi e contraddizioni che avevano indirizzato le indagini verso l’omicidio, anche se il fascicolo è stato sempre a carico di ignoti. I familiari hanno ribadito più volte che il figlio non si sarebbe mai tolto la vita: il lavoro lo gratificava e lo rendeva felice e, quella notte, aveva anche comunicato con i suoi fratelli, non lasciando intendere nulla di preoccupante. Sposato con la presentatrice spagnola Raquel Sanchez Silva, viveva in un appartamento nel centro di Madrid, lo stesso in cui fu trovato morto, appeso ad una libreria con una pashmina, secondo i familiari una vera e propria simulazione di un suicidio. “Dovrebbe essere chiaro a tutti che Mario è stato ucciso – sottolinea la madre – chi ha tolto la vita a mio figlio pagherà. Non ci arrenderemo mai, vogliamo giustizia per Mario e per ottenerla siamo pronti ad andare anche alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, i requisiti per portare ancora avanti questa battaglia ci sono”.
In questi lunghi sette anni, i genitori del cameraman hanno avuto al loro fianco centinaia di persone che chiedono verità sulla morte di Mario e si uniscono, tuttora, al loro desiderio di giustizia. “Ci hannos empre dato tanta forza – dice Santina D’Alessandro – e non finremo mai di ringraziare tutti abbastanza”. E a loro rivolge un invito per quella data cruciale: “Il 21 luglio – scrive la famiglia sui social – ci sarà il dibattimento al Tribunale di Palermo, i nostri avvocati si batteranno affinché il caso non venga archiviato. Per coloro che desiderano sostenerci e ne hanno la possibilità, organizzeremo un sit-in a Piazza della Memoria a partire dalle ore 9. Intanto aiutateci a pregare: che lo Spirito Santo possa illuminare e guidare il Gip”.