PALERMO – Il comune di Palermo sfratta l’istituto Gramsci siciliano. Entro il 30 settembre, infatti, l’ente dovrà indicare una data per sgomberare dal padiglione dei Cantieri culturali il suo archivio storico, la biblioteca e l’emeroteca con giornali e riviste degli ultimi 75 anni. Lo “sfratto” è stato ordinato, con una lettera inviata in questi giorni, dal Comune di Palermo al culmine di una controversia aperta da tempo.
Il contenzioso
Il Comune chiede canoni arretrati per oltre 70 mila euro. L’Istituto Gramsci replica richiamando una norma del Regolamento comunale che prevede “per le associazioni di alta valenza e utilità sociale e istituzionale” che “il canone potrà essere conguagliato con l’acquisizione di servizi aventi finalità sociali”. Nel suo archivio storico il Gramsci conserva documenti su vari personaggi politici, le carte di Pio La Torre, Andrea Finocchiaro Aprile, Girolamo Li Causi, Marcello Cimino, Vittorio Nisticò, Pompeo Colajanni.
La posizione dell’Istituto
“Raccontano la storia della classe dirigente di opposizione del dopoguerra siciliano”, dice il presidente Salvatore Nicosia. La biblioteca raccoglie 35 mila volumi. Questo grande patrimonio culturale è consultato da studiosi e giovani ricercatori. Secondo il Comune, dovrà lasciare i Cantieri culturali se l’Istituto non salderà il debito contestato e impugnato davanti al giudice civile. “La ‘deliberazione’ – aggiunge Nicosia – è stata assunta con il pieno avallo del sindaco Leoluca Orlando, che in tutta la vicenda ha veramente brillato per disinteresse, inerzia, indolenza, docilità burocratica. Noi non saremo così acquiescenti di fronte a un diktat così miope, e chiameremo i soci e la città tutta a impedire con ogni mezzo lecito lo scempio che si vuole perpetrare”.
La replica del Comune
“Spiace che qualcuno trascini una realtà importante come l’istituto Gramsci in una polemica con il Comune di Palermo che da mesi tenta di trovare una soluzione per evitare lo sgombero del padiglione. L’Amministrazione comunale ha avanzato una proposta all’Istituto per trovare una soluzione che però non è stata accettata; proposta che prevedeva una dilazione del debito in un tempo molto lungo, tenendo peraltro nella giusta considerazione le attività culturali svolte per la città. Una facoltà non prevista dal precedente contratto e il debito creatosi nel tempo, norme alla mano, non può essere cancellato con un colpo di spugna perché si tratta di soldi pubblici. Nessuno vuole fare a meno delle attività dell’Istituto, ma al tempo stesso nessuno può infrangere la legge o ignorarla”. Lo dichiara l’assessore Antonino Sala.