AGRIGENTO- Il ruolo della magistratura a trent’anni dall’omicidio di Rosario Livatino. Si è svolto questa mattina al Palazzo di Giustizia di Agrigento il convegno organizzato dalla locale Associazione Nazionale Magistrati che ha voluto ricordare, a due giorni dal trentesimo anniversario dell’uccisione, il giudice originario di Canicattì. Una vera e propria tavola rotonda in cui, oltre a celebrare la figura del giovane giudice, non sono mancati spunti di riflessione e interventi fuori dai soliti schemi sullo stato di salute della magistratura italiana alla luce soprattutto dei recenti scandali che l’hanno travolta.
Ad aprire la conferenza è stato il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico che nel 1990 era un giovane studente liceale: “Quell’omicidio segnò profondamente la mia coscienza destando sgomento e commozione in tutto il Paese. Ricordare oggi Rosario Livatino significa rendere omaggio ad un magistrato e cittadino che ha pagato con la vita l’impegno di combattere la criminalità organizzata. La cultura delle legalità deve essere tenuta viva così come ci ha indicato Rosario Livatino e la magistratura deve dare un senso nobile al proprio ruolo. Nessuno può volgere lo sguardo dall’altra parte.” ha dichiarato la terza carica dello Stato. Ed è proprio sullo stato di salute della magistratura che è intervenuto anche il Procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio: “E’ inutile nascondere che la magistratura italiana sta vivendo una crisi profonda. I sondaggi dicono che solo un italiano su tre ha fiducia nella magistratura. Un dato allarmante. Ciononostante non possiamo dire che la magistratura non stia reagendo ma non basta. Gli italiani dalla magistratura pretendono altro e di più. Ci vuole una riforma morale”.
La parola è poi passata al consigliere del Csm Nino Di Matteo, da anni in prima linea nella lotta alla mafia: “Questi uffici hanno rappresentato per molto tempo un punto di riferimento per quella parte del Paese che non si rassegna. Abbiamo una grande responsabilità e sono certo che sapremo soffocare sul nascere un pericolo di un ritorno al passato. Da troppo tempo la politica ha abbandonato l’ambizione di fare piena luce su alcune stragi e omicidi eccellenti. Lo Stato ha vinto contro la mafia? Ho ancora alcuni dubbi su questo”.
A concludere il convegno è stato il cardinale FrancescoMontenegro, arcivescovo di Agrigento, protagonista del processo di beatificazione (ancora in corso) del giudice Livatino: “Se ognuno di noi, seguisse l’esempio di Livatino, con i fatti e non con le parole, faremmo terra bruciata attorno alla mafia. Se dopo tanti anni siamo qua, vuol dire che la sua morte non e’ stata inutile”.