17 Aprile 2022, 17:42
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CATANIA. Chissà che domenica di Pasqua sarebbe stata. Chissà cosa avremmo scritto. Chissà se staremmo parlando di play off. Chissà quale derby contro il Palermo avremmo raccontato, ieri.
Viviamo un tempo surreale. Uno di quelli che verranno presi a paragone per il futuro, così come accadde in quel lontanissimo 1994.
Nessun derby, ieri. Nessun campionato del quale restare a parlare.
Il Catania non c’è più, inghiottito dall’improvvisazione e dai millantatori che hanno giocato a dadi sul dramma sportivo di una società e di una piazza che non meritavano il teatro grottesco nel quale ci si è ritrovati.
Ma ormai è anche inutile restare a parlarne ancora.
Conosciamo fin troppo bene cosa è accaduto negli anni: dai “Treni del gol” al peccato originale dell’aver fatto scappare mister Tacopina, dalla mancata ricapitalizzazione (due milioni di euro) da parte della Sigi fino al bluff di tale Benedetto Mancini.
A che serve parlarne ancora se non per evitare di cascarci ancora?
E’ finita che a Catania, tutto è diventato calcio, tranne che un pallone che rotola su un campo di calcio. Sono state raccontate le gesta epiche dei ragazzi di Baldini e Pellegrino ma sapevamo che la partita di giocava su ben altro campo.
Era tutto diventato un labirinto, un muro contro il quale andava a sbattere la passione di migliaia di persone inghiottite dal dubbio e dallo sconforto.
Quale sarà il futuro della maglia rossoazzurra nella tempesta che non è ancora scampata?
All’orizzonte c’è il Bando e la richiesta ufficiale per ripartire dalla Serie D ma le ombre non sono diradate.
C’è una Catania che ha bisogno di recuperare il sorriso in una città che ha già pochissimi motivi per sorridere.
E che vanno ritrovati ben presto, per il bene di tutti.
Non sono ammessi tentennamenti ed altre prese in giro.
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17 Aprile 2022, 17:42