Il M5s sfiducia il proprio sindaco |Favara, sette grillini contro Alba - Live Sicilia

Il M5s sfiducia il proprio sindaco |Favara, sette grillini contro Alba

Anna Alba

Metà gruppo consiliare pentastellato firma l'atto d'accusa al primo cittadino: "Percorso politico fallimentare, si dimetta"

PALERMO – Si spezza il sogno ‘a cinque stelle’ di Favara, cittadina agrigentina dove il sindaco pentastellato Anna Alba dovrà superare una mozione di sfiducia presentata da undici consiglieri comunali, tra cui sette appartenenti proprio al Movimento cinque stelle. Eletta nel 2016 al ballottaggio, Alba si ritrova adesso metà del proprio gruppo consiliare dall’altra parte della barricata mentre gli altri sette componenti le sono rimasti fedeli. Contro di lei una mozione di sfiducia lunga 14 pagine, in cui si contestano i risultati “politicamente deludenti” e un “totale disorientamento politico e amministrativo”. Da parte del movimento, inoltre, si contesta al sindaco la “totale assenza di un confronto con la città e con le parti sociali”, ma anche la “pessima gestione del servizio rifiuti” e un “percorso politico che si è rivelato fallimentare”.

“Ha portato a casa dei risultati amministrativi scarsi nonostante la maggioranza schiacciante venuta fuori dalle elezioni – racconta  a Livesicilia Carmelo Sanfratello, capogruppo M5s e tra i firmatari della mozione -. Il rapporto con il sindaco si era deteriorato da tempo”. Il documento, protocollato oggi, dovrà essere discusso dall’Aula entro trenta giorni. Tra le motivazioni presentate dal gruppo Misto anche i risultati “politicamente deludenti” dell’Amministrazione Alba, come il “disastroso approdo al dissesto finanziario” che, secondo i consiglieri, sta dissanguando i cittadini”. Pochi mesi dopo l’elezione, infatti, la giunta Alba dichiarò dissesto.

Ma sono le accuse provenienti dall’interno del movimento a colpire maggiormente l’esperienza Alba. “Il sindaco non dispone più di alcuna maggioranza, o quanto meno di una maggioranza stabile e affidabile che gli permetta di governare regolarmente”, si legge tra le motivazioni avanzate dai pentastellati che parlano senza mezzi termini di “percorso politico fallimentare”. Tra i consiglieri M5s firmatari anche due cognati del deputato regionale grillino Giovanni Di Caro, che sarebbe stato informato delle intenzioni dei sette consiglieri rivoltatisi contro il sindaco di Favara. A nulla sarebbero serviti anche il rimpasto di giunta e la riassegnazione delle deleghe fatti da Alba: “Hanno avuto il solo effetto di immobilizzare ancora di più l’attività dell’Amministrazione”, è la tesi dei sette componenti grillini che hanno firmato il documento. “Anche la recente nomina dell’assessore al Bilancio e il ‘ritorno’ in giunta dell’assessore ai Lavori pubblici – si legge – dimostrano chiaramente il fallimento politico del sindaco”.

Lungo e articolato l’elenco delle “motivazioni di carattere amministrativo”: dalla macchina amministrativa diventata “sempre più farraginosa e antieconomica” al tema dei rifiuti, che vedrebbe Favara tra le città “più penalizzate per scarsa qualità del servizio” vista anche “la sospensione ricorrente della raccolta”. Davanti a un programma che prevedeva la strategia ‘rifiuti zero’ e un risparmio di spesa per Comune e cittadini “niente di tutto questo è stato realizzato”. Dieci punti che sarebbero stati disattesi, tra cui anche il capitolo ‘Scuola e istruzione’: “Il servizio mensa scolastica inizia sistematicamente in ritardo – scrivono i consiglieri ribelli -con continue interruzioni e a totale carico delle famiglie”. E infine: “I conti del Comune sono ormai al profondo rosso e si è dichiarato il dissesto economico-finanziario. Poca trasparenza, manovre discutibili, nessuna programmazione”.

Nell’atto d’accusa anche presunte “inadempienze giuridiche”, con Alba che secondo i consiglieri comunali firmatari avrebbe “omesso di presentare la relazione annuale per il secondo e il terzo anno di sindacatura sullo stato di attuazione del programma elettorale”. Motivi che stanno alla base di una conclusione: “Il sindaco ha violato ampiamente il patto sottoscritto con gli elettori” quindi “le sue dimissioni appaiono un’ipotesi da valutare seriamente”.

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