SCICLI (RAGUSA) – “Quando sono arrivato sulla spiaggia c’erano decine di migranti, sopratutto donne e bambini, che piangevano e vomitavano. Altri, ancora in acqua, annaspavano tra le onde. Non ci ho pensato un attimo: mi sono tolto la divisa e mi sono lanciato in mare. Insieme ai bagnini del villaggio turistico sono riuscito a portarne a riva nove, anche se per sei di loro non c’era più nulla da fare”.
Il maresciallo Carmelo Floriddia, 41 anni, in servizio presso la tenenza di di Scicli, è il carabiniere eroe che ha salvato la vita di tre persone. E’ ancora bagnato fradicio mentre, sulla spiaggia dove sono allineati tredici cadaveri, ricostruisce quegli attimi terribili davanti al suo comandante provinciale, il colonnello Salvo Gagliano.
”Ero in servizio di perlustrazione vicino al luogo dello sbarco – racconta – quando la centrale operativa mi ha detto che era stata segnalata la presenza di un barcone carico di migranti sul litorale di Sampieri. Insieme a un collega ho raggiunto la spiaggia ed ho assistito a una scena che non potrò mai più dimenticare. Vedevo le braccia alzate dei migranti che stavano affogando, sentivo le loro urla disperate…”.
Il maresciallo, che ha anche un brevetto di assistente bagnanti, ha cominciato a portare a riva i naufraghi, uno dopo l’altro. “Nonostante la battigia fosse a qualche metro dal barcone – spiega – facevo una fatica enorme, perchè indossavano vestiti pesanti che si erano inzuppati d’acqua. Alcuni di loro avevano la bava alla bocca e sembravano già morti. Con l’aiuto di tre ragazzi del villaggio turistico ho cominciato a praticare il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca per rianimarli, fino a quando non sono arrivate le ambulanze. Tre di loro, dopo avere vomitato l’acqua di mare che avevano ingerito, hanno ripreso a respirare normalmente. Per gli altri non c’è stato niente da fare”.
Floriddia, sposato e padre di due figli, dice di essere rimasto colpito sopratutto da quei bambini sulla spiaggia: “Ho davanti a me l’immagine di uno di loro, avrà avuto non più di due o tre anni. L’ho preso per mano e l’ho tirato fuori dall’acqua; subito dopo è arrivato anche il padre che l’ha abbracciato piangendo. Ho subito pensato a mio figlio più piccolo, che ha cinque anni, e mi sono commosso. Ho provato una grande pena per questi disperati, disposti a tutto pur di offrire un futuro migliore ai loro figli”.
Ma il sottufficiale dei carabinieri, oltre a salvare la vita di tre persone, è riuscito anche a fermare uno degli scafisti che dopo avere costretto i migranti a gettarsi in mare stava tentando di far ripartire il barcone per prendere il largo: “Insieme al mio collega, Giovanni Grieco, siamo riusciti a bloccarlo e a disarmarlo. In mano aveva ancora un coltello e la cima con la quale prendeva a cinghiate i più riottosi”. Prima di tornare nella sua casa di Pozzallo, dove lo aspetta la sua famiglia, Carmelo Floriddia tiene però a sottolineare ancora una cosa: “Per non favore non chiamatemi ‘eroe’. Di fronte a queste tragedie tutto diventa superfluo: io ho cercato di fare solo il mio dovere”.