PALERMO – Gli orlandiani a Sala delle Lapidi perdono pezzi. Dopo le defezioni di Giorgio Calì (andato al Centro Democratico) e di Paolo Caracausi e Filippo Occhipinti (rimasti in Idv e comunque in maggioranza), il Mov139 deve fare i conti con un’altra fuoriuscita, quella del consigliere Loris Salnlorenzo che si è iscritto al Pd ed ha quindi aderito al gruppo consiliare democratico. Una mossa che ha sorpreso per primi proprio i vecchi compagni di partito ma che la dice lunga su quanto tesi siano i rapporti tra il sindaco Leoluca Orlando e i suoi consiglieri di piazza Pretoria.
Sanlorenzo, del resto, è stato tra i fondatori della Rete, già consigliere negli anni Novanta e non è un mistero che abbia dissentito dalla linea scelta dal primo cittadino che prevede un dialogo con le minoranze di centrodestra piuttosto che col Pd. Un malessere accentua tosi nelle ultime settimane, durante le quali le tensioni dentro Mov139 hanno raggiunto il livello di guardia, che adesso si è concretizzato in un cambio di casacca che fa esultare i vertici democratici. “Diamo il benvenuto a Sanlorenzo sicuri che con la sua storia, la sua esperienza e la sua capacità politica darà un contributo importante al rilancio dell’azione politica del partito democratico nell’interesse della città”, sottolineano la segreteria provinciale e il gruppo consiliare del Pd. Per Antonio Rubino, responsabile organizzativo del partito, la scelta di Sanlorenzo ”è la dimostrazione che il matrimonio tra il sindaco Orlando e la città è sempre più in crisi”. ”La vicenda della Tares che sta generando confusione tra i palermitani, doppiamente colpiti perché stanno pagando anche la Tarsu, dimostra l’incapacità di questa amministrazione di affrontare i temi della città – conclude Rubino – Il Mov139 da oggi è il Mov138”.
Dal canto suo, il capogruppo del Mov Aurelio Scavone nega qualunque motivazione politica: “Credo che questa scelta non abbia motivazioni politiche – dice a Livesicilia – perché in questo momento storico non serve alla città un’azione di destabilizzazione, anche se si tratta di un solo consigliere e anche se si tratta di un consigliere che è salito grazie all’effetto ‘trascinamento’ e non perché ha preso i voti necessari per essere eletto. Non ci sono neanche motivazioni interne che giustifichino una scelta di questo tipo, che lascia tutti interdetti”.
Ma è lo stesso Sanlorenzo, invece, a chiarire i motivi del suo abbandono: “Tengo a precisare che mi sono iscritto al Pd e c’è una motivazione politica alla base di questa scelta: non possiamo continuare ad indebolire il centrosinistra con movimentini legati a un uomo solo. E’ stata sicuramente una scelta difficile, visto il mio rapporto col sindaco, ma sono indignato per gli accordi sottobanco, è una cosa che non posso accettare. Sono stato onorato da Idv, mi è stata anche offerta la presidenza della Prima commissione per la quale ho indicato Juan Catalano per favorire i giovani, ma la riunione a villa Niscemi e gli accordi in aula mi hanno convinto a fare una scelta ben precisa. Orlando prenda il coraggio a due mani e inserisca in maggioranza Giulio Tantillo e Giuseppe Milazzo, del Pdl, e si assuma le sue responsabilità. Io scelgo il Pd di Lupo ed Epifani, non cerco sistemazioni sperando che cambi qualcosa”. Ma il nome di Sanlorenzo, oltre che per la giunta o la presidenza del consiglio comunale, era circolato anche per la presidenza del Cerisdi dopo l’addio di Cardinale: opzioni poi non concretizzatesi forse anche per il mancato sostegno della stessa maggioranza. “Penso sia normale che si faccia il mio nome per il Cerisdi, vista la mia esperienza, in questo settore sono il più bravo – precisa Sanlorenzo – ma non c’è alcuna connessione con la mia scelta”.
Una defezione che, però, potrebbe non restare un caso isolato. “Dopo la riunione di villa Niscemi sono in molti a essere scontenti – dice un orlandiano a taccuini chiusi – e non è detto che qualcun altro non decida di sbattere la porta”. Il sindaco, dal canto suo, può contare sul dichiarato appoggio delle opposizioni e, in caso di spaccature improvvise, fare anche a meno dei vecchi compagni di viaggio.