PALERMO – Quanto contribuirà all’economia di Palermo la promozione della sua squadra di calcio in serie A? Senza alcun dubbio, l’ascesa in serie A del Palermo calcio avrà un ritorno in termini economici sotto più aspetti. Prima di proseguire vediamo succintamente i rapporti che legano il calcio all’economia. Intanto, le affermazioni calcistiche, da una parte, determinano un aumento del fattore di fiducia oltre che di competitività negli scambi internazionali. Studi rigorosi hanno accertato un aumento del PIL conseguente al trionfo nelle competizioni mondiali per le nazioni che avevano conquistato le relative Coppe. Aumento del PIL stimato tra l’1% e il 2%.
C’è poi ovviamente, dopo una promozione, il rafforzamento, in genere, dell’economia della società. Grazie a contributi di vario tipo, sponsorizzazioni, migliori rapporti con le istituzioni locali, valorizzazione dei giocatori che compongono la rosa dei titolari e il settore giovanile. Sempre che questo “effetto ricchezza” venga gestito con pratiche oculate e con competenza assoluta. Infine, c’è una crescita della “immagine” della città, che porta ovviamente ulteriori benefici anche dal punto di vista politico.
Ma veniamo al tema che forse più interessa. Quante risorse refluiranno nell’economia locale grazie al prossimo campionato del Palermo nella massima serie? Già qualcuno si è cimentato nel calcolo della possibile “pioggia di soldi” (A. Amato, Se col Palermo in A a vincere è anche Palermo, 31 Maggio 2014). Il valore economico di una promozione può misurarsi con i futuri incassi ma va stimato soprattutto guardando all’indotto che dovrebbe derivare da un aumento di spettatori proveniente da bacini di interesse (regionali e non solo) finora non coinvolti. Quando il Palermo, tanto per fare un esempio, giocherà con la Juventus, l’Inter e il Milan, in certo senso sarà come se giocasse fuori casa. L’indotto di cui parliamo è costituito da alberghi, ristorazione, mezzi di trasporto, assunzione di nuovo personale di controllo, pubblicità. C’è poi, altrettanto rilevante, un indotto da economia sommersa ed informale: dalle panelle, “u pani câ meusa” e il “quarume” dell’ambulante a bandiere e maglie con improbabili griffe di autenticità rispetto al marketing ufficiale delle società. Qualcuno potrebbe, a buona ragione, osservare che non sarà questo effetto “ricchezza da calcio” a risolvere i problemi economici della città in termini di occupazione. Difficile contestare questo richiamo.
Facciamo però un semplice esercizio. Supponiamo che ogni futura partita nella serie A del Palermo valga per la città un aumento del reddito complessivo pari a 600.000 euro (una stima approssimata ma derivante dai risultati di altre analisi). E che questi 600.000 euro (che non comprendono gli incassi per la società) vadano, volta per volta, tra economia legale, sommersa, informale, a beneficiare cinquemila soggetti.
Per diciannove partite (considerando solo quelle del campionato), questo potrebbe significare un reddito aggiuntivo annuale pari a circa duemiladuecento euro pro capite, oltre il doppio del bonus di Renzi e usufruito da destinatari in gran parte diversi rispetto agli obiettivi del bonus. Supponiamo ora che questi destinatari spendano tutto il surplus di reddito percepito senza alcun risparmio. Questo significherebbe un contributo al reddito complessivo della città pari, in un anno, a circa undici milioni e mezzo di euro. Quasi una manovrina. In attesa di verificare ipotesi e cifre reali, per intanto, forza Palermo.