Il Papa scrive all'arcivescovo di Siracusa: "Il pianto di Maria"

Il Papa scrive all’arcivescovo di Siracusa: “Il pianto di Maria”

La lettera inviata dopo la conclusione dell'Anno mariano
LA RICORRENZA
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SIRACUSA – “Il pianto di Maria mostra la sua compartecipazione all’amore compassionevole del Signore che soffre per noi suoi figli; che ardentemente spera nella nostra conversione; che ci attende per perdonarci tutto e sempre”. Papa Francesco scrive all’arcivescovo di Siracusa monsignor Francesco Lomanto per la conclusione dell’Anno mariano, indetto dall’arcivescovo il 25 marzo scorso per il 70esimo anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa.

La celebrazione

Questa sera, nella celebrazione nel Santuario della Madonna delle Lacrime, è stato letto il contenuto della lettera del Santo Padre: “Le lacrimazioni avvennero nel precario contesto del secondo dopo guerra in una modesta casa di borgata dove dimoravano le famiglie di Angelo Iannuso e Antonina Giusto in attesa del primo figlio. L’insieme di tali circostanze ricorda l’amore privilegiato del Signore, amante della vita, per i poveri e i bisognosi: la Chiesa sua Sposa non può che conformarsi a tale predilezione. Inoltre ‒ continua il Papa ‒ il fatto prodigioso, accaduto nell’intimità di una casa, invita a considerare la straordinaria bellezza del focolare domestico, centro di amore e di vita, e a sostenere la famiglia fondata sul matrimonio, ponendone in risalto il valore intrinseco di cellula fondamentale della società e della Chiesa”.

Il messaggio

Ed ancora: “Le lacrime della Madre continuano a essere versate quando sono discriminati i più deboli e quando dilagano le violenze e le guerre, sconfitte che mietono vittime innocenti. Di fronte alle prove della vita e della storia, specialmente davanti ai preoccupanti scenari bellici odierni, non stanchiamoci di invocare l’intercessione di Maria, Regina della Pace e Madre della consolazione. La sua sollecitudine materna sproni i credenti a costruire e percorrere vie di pace e di perdono, e a farsi prossimi a chi è malato nel corpo e nello spirito, a chi è solo e abbandonato”.


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