Per la prima volta nella storia giudiziaria della Repubblica italiana il famigerato “papello” contenente le richieste di Cosa nostra per porre fine alla strategia stragista entra in un processo. Si tratta del procedimento celebrato dalla quarta sezione penale del tribunale di Palermo che alla sbarra vede il prefetto Mario Mori e il colonnello dei carabinieri, Mauro Obinu con l’accusa di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano.
Col papello sono stati acquisiti dalla corte anche i pizzini attribuiti a Provenzano che Massimo Ciancimino ha portato in procura sostenendo che fossero indirizzati al padre Vito. Gli appunti dell’ex sindaco e amministratore del sacco di Palermo sono anch’essi entrati nel processo così come il papello “alternativo”, scritto di sua mano e – come indicato nello stesso documento – consegnato spontaneamente della mani dell’allora colonnello del Ros, Mario Mori. Non sono state invece ancora messe a disposizione le perizie che dovranno stabilire l’autenticità e la datazione dei singoli documenti.
Non ha testimoniato, invece, come previsto, il pg di Catania, Gianni Tinebra. L”ex procuratore di Caltanissetta, che dev’essere ascoltato con riferimento al ruolo svolto nella gestione del confidente Luigi Ilardo (ucciso alla vigilia dell’inizio della collaborazione ufficiale), ha inviato al presidente del collegio, Mario Fontana, una nota e un certificato medico con cui spiega di avere problemi di salute.
Il processo è stato rinviato al prossimo 1 febbraio quando – dopo una lunga attesa – sarà sentito come testimone Massimo Ciancimino che ha parlato ai magistrati della procura di Palermo del ruolo avuto nella presunta trattativa fra Stato e Cosa nostra.