Il Pd resta all’opposizione, almeno per il momento. E’ questa la posizione ufficiale del Partito democratico sul governo Lombardo bis.
Un esecutivo che Raffaele Lombardo ha annunciato aperto “a chi ci sta”. La proposta di un appoggio al capo dell’Mpa, magari solo esterno, è stata valutata, anche in considerazione di una situazione politica di stallo che suggerisce “prudenza e responsabilità”. Ma, alla fine di un vertice romano, che si è svolto ieri, e di un successivo incontro degli esponenti regionali del partito, tenutosi oggi a Palermo, il Pd siciliano ha deciso di attendere.
Nel corso della riunione del coordinamento regionale è stata sottolineata “l’incapacità del centrodestra di risolvere i problemi della Sicilia, l’inadeguatezza del governo Lombardo e l’inconsistenza della maggioranza, emersa più volte in occasione della votazione di importanti provvedimenti di legge”. Situazione che, in più di un’occasione, ha richiesto l’aiuto dell’opposizione per arrivare al varo di importanti riforme, come quella della sanità.
Adesso, secondo il Pd, l’azzeramento della giunta “suggerisce prudenza e senso di responsabilità da parte di tutti” ma “ciò non potrà comunque indurre il Partito democratico ad abbandonare il ruolo assegnatogli dagli elettori, cioè quello di opposizione”.
Tuttavia, i democratici “restano in attesa di conoscere con quali uomini e con quali programmi il presidente della Regione intenderà proseguire la sua attività”. Secondo il documento approvato dall’assemblea in questa “posizione non vi è alcuna aspettativa” e da parte del Pd “non vi sarà nessuna segnalazione e tanto meno una trattativa”.
Se Lombardo dovesse formare un nuovo governo nell’ambito della coalizione di centrodestra, anche senza il sostegno di una parte della maggioranza, per il Pd “non è ipotizzabile trovare soluzioni nuove senza che prima si prenda atto che il centrodestra non è più in grado di offrire soluzioni ai problemi dei siciliani”. L’invito rivolto al presidente della Regione è chiaro: “Prenda atto che soluzioni che prescindano dal riconoscimento della crisi irreversibile del centrodestra sono solo scorciatoie di breve durata”.
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