CATANIA – Blitz di attivisti la notte scorsa al porto di Catania, per il blocco simbolico dei camion che trasportano ‘polverino d’altoforno’, rifiuto speciale proveniente dall’Ilva di Taranto, nella discarica Cisma di Melilli, nel Siracusano. “Altri veleni non ne vogliamo. Vogliamo bonifiche e rispetto per i nostri morti di cancro”: armati di striscioni e slogan, gli attivisti, arrivati da Augusta e Priolo con in testa don Palmiro Prisutto, hanno anche eseguito un campionamento del rifiuto speciale, che faranno analizzare da un laboratorio privato.
Constatata, a loro dire, pure la “scarsa sicurezza” nel trasporto del rifiuto speciale: “Solo un telone copriva il materiale sfuso del cassone – ha raccontato l’arciprete ambientalista di Augusta – mentre all’esterno, sulle sponde dei camion, era evidente la presenza di polverino che abbiamo anche raccolto. Stamattina sarà consegnato ad un laboratorio di Catania per essere analizzato”. A far salire la rabbia dei manifestanti il fatto che, nonostante le rassicurazioni del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti sulla transitorietà del conferimento di questo rifiuto Ilva nel Siracusano, carichi di polverino arrivino a Melilli con cadenza settimanale da circa due mesi. I camion si imbarcano da Taranto sulla nave Eurocargo Livorno e sbarcano a Catania per proseguire su strada verso la discarica di Melilli.
Ogni spedizione ammonterebbe a circa 900 tonnellate che, secondo Legambiente, sarebbero parte delle 100mila totali. La vicenda era già esplosa nell’aprile del 2015, con il rifiuto arrivato da Taranto via nave al porto di Augusta e da qui, su gomma, nella vicina Melilli. Anche allora insorsero ambientalisti, amministratori e deputazione locale: all’interrogazione della deputata Sofia Amoddio Galletti rispose in Parlamento parlando di “transitorietà del conferimento” e aggiungendo perfino che il polverino sarebbe stato riportato indietro e smaltito a Taranto appena l’Ilva avrebbe “attuato il piano di gestione dei rifiuti aziendali e avviato nuovi impianti autorizzati di discarica”.
Anche per questa ragione i nuovi arrivi, notturni e in un porto diverso, hanno destato nuovi timori e sospetti. “Ci sembra anche una scelta economicamente svantaggiosa – dice Giorgio Pasqua, uno dei manifestanti – conferire alla Cisma di Melilli, anziché in Puglia, e con questa dinamica di trasferimento. Il ministro ha il dovere di spiegare il perché di questa operazione”. La Regione Siciliana, chiamata in causa, ha già espresso attraverso il direttore generale del dipartimento Acqua e rifiuti, Maurizio Pirillo, il suo parere sulla vicenda: “La Regione non ha competenza sui processi quotidiani di conferimento dei rifiuti speciali, ma solo sui rifiuti solidi urbani. Ogni discarica si comporta secondo le proprie autorizzazioni e la Cisma è autorizzata allo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi”.