Il potere e il consenso - Live Sicilia

Il potere e il consenso

Sono due i principali nodi da sciogliere all'assemblea dei democratici: il rapporto con Lombardo e la gestione del partito in vista della composizione delle liste. Intanto il partito appare sempre più lontano dalla sua base.

La posta in gioco nel Pd
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Il Pd siciliano va alla conta, senza un accordo in tasca e scosso da venti di guerra. Il “fegato” ha prevalso sulla ragione, commentava in questi giorni un dirigente allargando le braccia di fronte allo spettacolo dell’ennesima spaccatura in casa democratica. All’assemblea regionale, che ha all’ordine del giorno la sfiducia al segretario Giuseppe Lupo, arriva un partito dilaniato, attraversato da tensioni interne, esasperato da scontri che hanno qualche volta superato la soglia lecita del fair play politico. E che in questo clima si appronta ad affrontare la campagna elettorale per le regionali di ottobre.

Le diverse anime del partito si presentano separate, malgrado i vani tentativi di intesa di queste ore. Ma su cosa di preciso il Pd è spaccato? È interessante soffermarsi per un attimo a analizzare    questo dato.  Sì, perché su un’ampia gamma di questioni squisitamente politiche in realtà le diverse anime del partito hanno ormai una posizione comune. Tutti o quasi concordano nel giudicare esaurita la vicenda del governo Lombardo, tutti valutano positivamente le annunciate elezioni anticipate a ottobre, tutti reclamano una nuova fase e tutti, o per lo meno la grande parte del partito, guardano di buon occhio la possibile alleanza con l’Udc di D’Alia.

Ma allora su cosa effettivamente si divide il Pd? Sostanzialmente i punti della discordia, l’effettiva posta in gioco di questa partita, sono due. Il primo elemento di divisione, e non è una novità, si chiama Raffaele Lombardo. Sul rapporto col governatore e col suo Mpa esistono due linee diverse, che travalicano i confini delle correnti, come testimonia l’intervista a Livesicilia di Rosario Crocetta. C’è una parte del Pd che ritiene che i rapporti con Lombardo vadano chiusi una volta e per tutte. Per tornare a un centrosinistra tradizionale al limite allargato alla sola Udc. Buona parte dell’area Lumia-Cracolici, ma anche i post-dc di Innovazioni, la pensano diversamente. Hanno cementato un rapporto con Lombardo negli ultimi due anni che se da una parte ha consolidato, a detta degli oppositori, un robusto sistema di potere, dall’altro non si è tradotto in consenso. Anzi, tutt’altro.

Il Pd, infatti, ha pagato elettoralmente l’abbraccio a Lombardo, mal digerito da una parte del suo elettorato. Un abbraccio che forse si è protratto troppo a lungo e che ha sottovalutato due aspetti cruciali: la vicenda giudiziaria del governatore e l’inefficacia dell’azione politica del governo regionale, denunciata a gran voce ormai da lungo tempo da tutte le parti sociali. Due elementi sui quali le correnti filogovernative del Pd non hanno riflettuto abbastanza, come denuncia lo stesso Crocetta. Perdendo la sintonia con il proprio elettorato. Ed è forse un dato significativo che i due più prestigiosi leader di quest’area, i due politici che con Lombardo hanno dominato il quadro politico regionale negli ultimi due anni, Antonello Cracolici e Beppe Lumia, nella loro Palermo non siano nemmeno riusciti a eleggere un consigliere comunale.

Il secondo punto della discordia è legato al voto imminente. E a chi dovrà decidere la composizione delle liste per le regionali e soprattutto per le politiche. Perché se, come sembra, per Camera e Senato si tornerà a votare col Porcellum,  non saranno gli elettori ma le segreterie dei partiti a decidere chi staccherà il biglietto per Roma. E anche alla luce del limite dei tre mandati fissato dallo statuto del Pd, qualcuno rischia di restare a piedi e in questo clima da lunghi coltelli vuole maggiori garanzie.

Con queste premesse i democratici si ritrovano a Palermo per una domenica a cui tutte le forze politiche regionali guardano con interessata trepidazione. Un interesse che invece non ci pare di scorgere tra la gente, che da un pezzo ormai si è stancata di questo genere di baruffe, del tutto lontane dagli effettivi bisogni dei siciliani. Chissà se il Pd, in questa domenica di primavera, ragionando sul suo dato elettorale palermitano, poco migliore di quello della lista civica di Marianna Caronia, se ne renderà finalmente conto.


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