PALERMO – Cambiare passo. Superare “il clima d’odio” che frena l’azione di governo e parlamento regionale. Oppure è meglio andare a votare. Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia, dopo l’uscita di ieri con i sindacati confederali torna sul tema. E salva quanto di buono realizzato fin qui da Rosario Crocetta sul tema della legalità. “Ma tutto questo non basta”, rilancia il presidente degli industriali. Che invita la politica a un clima di maggiore collaborazione.
Presidente, con l’intervento di ieri Confindustria e i sindacati hanno voluto dare il benservito a Rosario Crocetta?
“Non abbiamo il ruolo di dare il benservito a nessuno. La nostra è stata un’analisi lucida, una posizione che non è polemica ma che invece vuole offrire un contributo per trovare soluzioni. Noi abbiamo apprezzato alcune azioni che ha portato avanti Crocetta. Ieri abbiamo espresso una posizione chiara che non deve essere strumentalizzata”.
L’impressione è stata di una insoddisfazione rispetto all’operato del governo.
“Qui non c’è un problema sulla persona, per Crocetta abbiamo stima e apprezziamo la sua onestà che è fuori discussione. Crocetta ha fatto scelte importanti. Non ha cercato compromessi, sul piano morale ha profuso un impegno per rompere certi comportamenti sulla spesa pubblica, certe collusioni. E il tema della legalità deve rimanere integro. Ma questo non basta. Nel senso che oggi si è creato, non per colpa di una singola persona, un meccanismo perverso di tensioni. E l’esigenza è stemperare questo meccanismo. È auspicabile per il bene di tutti che si cominci a collaborare tra Parlamento e governo per portare avanti le cose più importanti che interessano ai siciliani”.
Avevate già rivolto un appello del tipo “fate presto” quando si discuteva della nascita del crocetta-bis. Alla fine si è fatto presto ma i problemi sono rimasti lì, no?
“Io credo che il punto sia un altro. Secondo noi si è creato un clima di odio. Che può aiutare chi ha interesse al disordine, inclusa la criminalità, un clima che allontana chi vuole investire. Il nostro richiamo è alla compattezza per il bene dei siciliani”.
Compattezza per raggiungere quali obiettivi?
“Il governo Crocetta sul tema del rigore è stato un governo serio. Ma bisogna portare avanti nuove riforme e questo lo si può fare insieme al Parlamento. Non dimentichiamo che il danno economico di questo bilancio viene da lontano. Oggi però con la crisi globale, il problema delle emergenze si sente maggiormente. Chiediamo quindi un salto di qualità, senza conflitti sterili. Noi auspichiamo una svolta senza indugi e senza giochi di potere. Se questo non avverrà ognuno si assumerà la propria responsabilità con lo stesso coraggio e trasparenza che abbiamo usato nelle nostre scelte e senza usarli per contrapposizioni inesistenti contro nessuno”.
Quindi non state chiedendo un nuovo governo, ma un cambio di passo dell’attuale?
“In modo provocatorio abbiamo detto: se questo non avviene si vada a votare. Era un modo per dire che imprese e lavoratori siciliani non ce la fanno più. Questo conflitto continuo demotiva la spesa, allontana gli investimenti e si traduce in perdita di Pil. E incoraggia l’espatrio, la delocalizzazione, sia delle persone fisiche sia delle aziende”.
Ha espresso apprezzamento per le proposte di Faraone. Cosa la convince di quelle proposte?
“Guardi, oggi in Italia chi ha votato Renzi lo ha delegato a portare avanti le riforme. Tutti abbiamo voglia di sognare e di sperare attraverso un profondo cambiamento. Noi auspichiamo che si applichi per un certo periodo anche in Sicilia questo modello. Che non significa commissariamento politico. Se questo modello nazionale viene applicato in Sicilia, con gli attori attuali, si può tentare di ricostruire quello che si è rotto. Ecco perché ho letto in positivo la provocazione di Faraone”.
Parliamo proprio del commissariamento, lo spauracchio che resta nell’aria da tempo, legato allo stato malconcio dei conti della Regione. Che ne pensa di questa eventualità?
“Un eventuale ipotetico commissariamento che io non auspico, sarebbe il fallimento di tutti, della politica e dei siciliani. Le soluzioni vanno individuate nella politica e le parti sociali hanno il ruolo di individuare percorsi e legittimamente indicare le esigenze di imprese e lavoratori. Quello che notiamo, imprese e sindacati, è una cosa reale, che tocchiamo con mano”.
Cosa è mancato fin qui, secondo lei?
“Ci sono delle buone idee che vengono dal governo e dal parlamento ma vanno portate avanti insieme. Invece spesso i due si stoppano a vicenda, magari per dispetti. Comunque, per risponderle, una priorità c’è sicuramente”.
Quale?
“Con l’ottanta per cento del bilancio assorbito da spese fisse per pagare stipendi, pensioni, sanità e altro, l’unico strumento a disposizione per ripartire, l’unico possibile volano, sono i fondi strutturali. Lì deve essere indirizzata tutta l’azione del governo e della politica affinché si spendano bene e tutti quei fondi destinati alla Sicilia. Questo potrebbe dare una boccata d’ossigeno e aiutare ad affrontare il grave problema della disoccupazione, soprattutto giovanile. Ecco perché auspichiamo su questo una collaborazione a 360 gradi tra governo, parlamento e forze sociali, per evitare che i delegati ala definizione delle strategie sui fondi strutturali non facciano scelte corrette”.
E se alla fine non si riesce invece a uscire dall’impasse?
“Se tutto questo non è possibile, allora andiamo alle elezioni, lo ribadisco”.
Quanto è ottimista che si riesca davvero a cambiare passo?
“Io auspico che il presidente della Regione con il suo partito, con il presidente dell’Ars, con i capi dell’opposizione trovino un punto di intesa per portare avanti le cose importanti per i siciliani. Oggi in questo senso abbiamo apprezzato gli interventi di livello del presidente Ardizzone e dell’onorevole Musumeci”.
Mi fa un altro esempio concreto, da imprenditore, di “cose importanti” da fare?
“Sì. In un Paese moderno che vuole fare marketing territoriale e portare avanti l’immagine della Sicilia, bisogna lavorare sulla comunicazione. Occorre dare le informazioni giuste e promuovere messaggi positivi, coinvolgendo gli organi di informazione seri. Il volto della Sicilia lo si cambia con la comunicazione, non mettendosi contro la comunicazione. Lì non bisogna risparmiare. Guardi, ho fatto da poco un viaggio all’estero sono stato accolto da esponenti di governo, per un investimento peraltro di modeste dimensioni, con i tappeti rossi. La Sicilia deve diventare così. Quando c’è un investimento serio, etico, trasparente, bisogna lavorare tutti per quell’obiettivo. In questo, un ruolo importante possono averlo i mezzi di comunicazione”.