Il riscatto di Librino, Carnazzo: |"La scommessa è l'ospedale" - Live Sicilia

Il riscatto di Librino, Carnazzo: |”La scommessa è l’ospedale”

(Nella foto i volontari Misericordia di Librino)

Santo Carnazzo, anima della Misericordia, non ci sta che passi solo "l'immagine criminalizzata". Librino è tanto altro...

 

la zona sud di Catania
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Santo Carnazzo

CATANIA – La sede del centro della Misericordia di Librino è a pochi passi della famigerata “fossa dei leoni”. Santo Carnazzo, medico e una delle anime del centro di volontariato, non ci sta che passi (quasi sempre) solo l’immagine criminalizzata di questo pezzo importante di città. Quei pochi metri di viale Grimaldi non possono diventare la cartolina di una comunità che conta quasi 70 mila abitanti. Perchè quello raccontato nell’articolo sulle tre centrali della droga è una realta, ma è solo una realtà marginale.

Santo Carnazzo opera a Librino dal 1988. Ha seguito in diretta i cambiamenti di questo pezzo di storia di Catania. La verità è che “la situazione sta migliorando. Si tratta di un lento e stentato miglioramento, ma esiste e la gente lo deve sapere”. C’è poco di quel sogno “a forma di margherita” di Kenzo Tange: Librino ha in sè tutte le contraddizioni di una città senza radici. Gli anziani ricordano ancora la “transumanza” dal centro cittadino sventrato ai grattacieli di cemento. Hanno nostalgia di quello che gli esperti chiamano “il welfare della vicinanza”. Librino è una giungla urbana, dove mancano servizi, teatri, centri di aggregazione, parchi, spazi verdi. “Manca il senso di appartenenza” – mormora Carnazzo.

I volontari mentre puliscono zone di Librino

I progetti messi in campo dai volontari dimostrano che i residenti di Librino nutrono il desiderio di “avere qualcosa da difendere”. I locali della Misericordia, ad esempio, non sono mai stati vandalizzati. Perchè i bambini, le famiglie, i residenti di Librino lo sentono “un bene prezioso da curare e proteggere”. Sembra quasi un miracolo, perchè a pochi metri ci sono scuole e immobili sventrati.

“Il problema è culturale” – afferma ancora Santo Carnazzo. L’educazione, la formazione e l’insegnamento fanno scattare la “molla culturale. Il senso di appartenere  a qualcosa”. E per amore del loro quartiere sono pronti a prendere anche paletta e ramazza per pulire, per trasformare quello che era una discarica un parco giochi. Niente di ambizioso, solo un’altalena e uno scivolo. I custodi di questo spazio (che sarà ultimato tra poco) saranno gli stessi residenti. “Dobbiamo intestarci una battaglia di civiltà per non perdere ulteriore terreno nei confronti di Catania” – commenta Carnazzo.

E’ arrivato il momento che ogni attore coinvolto si renda conto che ci sono delle “responsabilità sociali e storiche”.  Non parliamo di responsabilità penali. Per quello ci sono la magistratura, i carabinieri e la polizia. E sul fronte repressivo la mano dello Stato si vede. La criminalità esiste, come in altri quartieri catanesi d’altronde, ma come si intende intervenire? I centri di volontariato non si possono sostituire alle istituzioni. Anche se su questo fronte un dato va fornito: su 140 associazioni di volontariato a Catania, solo 9 operano a Librino. Su questi numeri non c’è forse bisogno di aggiungere altro. “Lo Stato ha l’obbligo di sostenere tutti, nessuno escluso” – aggiunge il volontario della Misericordia. L’aiuto a tutti porta sostegno anche chi, forse senza alternative, sceglie altre strade per sopravvivere e portare il pane a casa.

Qualcosa si muove. L’apertura di una scuola superiore a Librino è stata una vittoria importante. Ma c’è una scommessa ancora più grande da vincere. Quella dell’Ospedale San Marco di Librino. “Dobbiamo intestarci una battaglia finalizzata a sensibilizzare le istituzioni affinchè l’ospedale venga aperto domani”- afferma Carnazzo. L’apertura del San Marco attiverebbe una rete di servizi e di attività che porterebbero benefici sociali e culturali a Librino. I problemi (giudiziari) legati a Tecnis hanno complicato ulteriormente la vicenda. Per Carnazzo non esistono alibi: “Se fosse necessario facciano una legge speciale per l’apertura dell’ospedale”. Bisogno agire. Una scadenza c’è. Il San Marco deve essere operativo prima che il Vittorio Emanuele chiuda.


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