PALERMO – I loro nomi sono contenuti nell’ordinanza con cui il giudice ha applicato la misura cautelare in carcere ad Emanuele Rubino, accusato di avere sparato un colpo di pistola alla testa di Yusupha Susso in via Fiume, a pochi passi da via Maqueda.
Avrebbero partecipato all’aggressione poco prima che Rubino facesse fuoco contro il giovane gambiano. Sarebbero “quelli di Ballarò”, come li chiamano gli amici del giovane che hanno aiutato i poliziotti nell’identificazione. Li hanno riconosciuti nell’album fotografico che gli è stato mostrato negli uffici della Squadra mobile. Loro c’erano, gli extracomunitari raccontano qualcosa che hanno vissuto in prima persona, nel pomeriggio del 2 aprile scorso. Ecco perché il loro racconto è ritenuto attendibile. Ma il lavoro degli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Sergio Demontis, non si ferma. Servono ulteriori riscontri. Intanto i loro nomi sono citati nell’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari Fernando Sestito ha convalidato il fermo e disposto l’arresto di Rubino.
Assieme a Yusupha c’erano tre extracomunitari. Tutto è iniziato quando “un uomo a bordo di un ciclomotore ha urtato il mio amico. Abbiamo chiesto spiegazioni. Per risposta l’uomo ha detto voi siete tre e io uno, ora vado a chiamare gli amici miei. Siamo stati accerchiati da un gruppo di uomini italiani. Uno di questi colpiva con un pugno il mio amico, un altro mi dava uno schiaffo. Uno si allontanava in una via vicina e dopo stava correndo verso di noi impugnando una pistola. Stavamo scappando. Esplodeva un colpo in direzione dei mie amici”.
Ai testimoni i poliziotti della Squadra Mobile, diretti da Rodoflo Ruperti, fanno vedere le fotografie. Il primo ad essere riconosciuto è Emanuele Rubino: “L’uomo che ha sparato”. Poi, tocca ad Emanuele Campo: “L’uomo che conduceva lo scooter che ha investito il mio amico”. Ed ancora, Ferdinando Lipari (“Mi ha dato uno schiaffo”) e Bruno Siragusa (“Ha dato il pugno al mio amico”). Il lavoro di identificazione non è stato completato.