CATANIA: MAFIA, IL TESORO DI NITTO SANTAPAOLA - Live Sicilia

Il tesoro del boss dei boss: il ‘ritorno’ di Nitto in aula

Benedetto Santapaola, in videocollegamento dal carcere, ha seguito il processo di Misure di Prevenzione.

CATANIA – Non accadeva da diversi anni. Dal processo d’appello Dionisio, precisamente. Nitto Santapaola, anche se in video-collegamento, è tornato in un’aula di giustizia di piazza Verga. Il capo dei capi di Cosa nostra catanese ha partecipato – in veste di ‘proposto’ – nel processo davanti al Tribunale Misure di Prevenzione dove c’è da decidere sul sequestro e la confisca del tesoro dei boss storici della mafia catanese. Un provvedimento patrimoniale che è stato alimentato dalle indagini del Ros nelle inchieste del filone ‘Samael’.

Nitto Santapaola ha seguito con attenzione l’udienza dallo schermo nella saletta del carcere milanese di Opera, dove è detenuto in regime di 41bis. Il vertice indiscusso della mafia catanese è detenuto ormai da tre decenni. Dal 1993, quando la polizia lo ha scovato nella sua tana a Mazzarrone, dove viveva con la moglie da latitante. All’epoca aveva 55 anni. Oggi ne ha 84. Eppure nonostante la vita dietro le sbarre, per il Tribunale di Misure di Prevenzione – che ha emesso il decreto di sequestro e confisca – non ci sarebbero dubbi sulla pericolosità sociale ‘qualificata’. Ma è la fonte illecita del patrimonio (Tropical Agricola Srl di Catania, GR Transport Logistic Srl a Mascali, LT logistica e Trasporti Srl a Mascalucia, 12 immobili a Mascali e a Massannunziata, frazione di Mascalucia) il vero pilastro su cui si muoverà il procedimento patrimoniale. Un processo che vede coinvolti anche il nipote del capomafia Aldo Ercolano (figlio dello scomparso Pippo, anche lui in videocollegamento dal carcere e da qualche tempo fuori dal regime di 41 bis), Giuseppe Mangion (figlio del boss deceduto Francesco ‘Ciuzzo u firraru’ Mangion), di Giuseppe Cesarotti e di Mario Palermo. Questi ultimi, già condannati, nel processo abbreviato scaturito proprio dall’inchiesta Samael. 

Nei faldoni del procedimento ci sono le intercettazioni di Giuseppe Cesarotti con Giuseppe Enzo Mangion. Ma anche le dichiarazioni di Mario Palermo, l’imprenditore che negli anni 90 ha supportato a livello logistico la latitanza dei boss di Cosa nostra. La Tropical Agricola (ex Antoniocostruzione) sarebbe solo formalmente intestata a Palermo, ma per l’accusa sarebbe riconducibile a Nitto Santapaola, Aldo Ercolano ed Enzo Mangion. Il Ros documenta attraverso intercettazioni e videoriprese conversazioni e anche incontri (tra gli altri) con Enzo Mangion. Ad un certo punto un parte di terreno in riferimento alla Tropical è oggetto di un esproprio. Depotenziata alcuni immobili sono ceduti a un notaio. Per gli investigatori la compravendita ha il valore di 260mila euro.

A casa di Giuseppe Mangion, le cimici registrato il conteggio di una parte di quelle somme – 20 mila euro – che sarebbero state destinate alla moglie di Aldo Ercolano.Al più presto avvissunu a traspiri magari l’autri”, commentano nella previsione di nuove entrate dall’affare. E ci sono altri ‘conteggi’ registrati dai nastri del Ros. E qui si parla anche di altri soldi da consegnare a Ciccio ‘u picciriddu’ (per gli inquirenti Francesco, figlio di Nitto Santapaola). Ma Mangion, cognato di Aldo Ercolano, chiede a Cesarotti di parlare con Palermo per la “quota che aveva preso con papà”. La richiesta di aiuto di Cesarotti perché sarebbe stato presente al momento dell’accordo con Francesco Mangion (deceduto e papà di Enzo), Aldo Ercolano e ‘u Ziu’. Per la procura, senza dubbio, Benedetto Santapaola.

Il patto avrebbe riguardato l’affare della circonvallazione, ossia quel terreno derivante dall’esproprio. La mano che avrebbe seguito la filiera dei fondi neri della cupola catanese per gli inquirenti è Giuseppe Cesarotti, nome già noto nello storico processo Orsa Maggiore. Il colonnello sarebbe stato un uomo di fiducia dei vertici della famiglia Santapaola-Ercolano e ne avrebbe curato la ripartizione degli utili “derivanti dagli investiganti effettuati per conto della famiglia, tra i quali quelli nella Tropical Agricola” ad Aldo Ercolano e Benedetto Santapaola. Negli atti processuali poi sono inserite le dichiarazioni anche del farmacista Mario Palermo. E poi i verbali del pentito Francesco ‘martiddina’ Squillaci, il killer del poliziotto Gianni Lizzio e uomo d’onore di Cosa nostra. 

In udienza era presente il pm Fabio Regolo, che da anni ‘cura’ il settore investigativo delle Misure di Prevenzione. L’avvocato di Nitto Santapaola, l’avvocato Carmelo Calì ha chiesto al Tribunale il tempo necessario per poter avviare un’approfondita attività istruttoria in considerazione della mole di atti che fanno capo al provvedimento di sequestro. Un’istanza a cui si sono uniti anche gli altri difensori e che il collegio ha accolto, aggiornando il processo al prossimo 13 aprile. In ballo c’è il tesoro nascosto del boss dei boss. 

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