CASTELDACCIA (PALERMO) – La crisi si abbatte anche sullo storico pastificio Tomasello di Casteldaccia. L’azienda di proprietà dell’omonima famiglia ha avviato la procedura di mobilità per 56 dipendenti in attesa che venga trovato un nuovo partner commerciale che assicuri un rilancio dell’attività che viene portata avanti dal 1910. Alla base della crisi ci sarebbe il caro grano che negli ultimi anni ha raggiunto livelli insostenibili per la proprietà. Dalla prossima settimana la produzione proseguirà solo parzialmente per alcune linee di produzione mentre azienda e sindacati si riuniranno attorno a un tavolo per chiarire le prospettive future dello stabilimento e individuare una strategia comune che salvi i livelli occupazionali.
“Un’altra azienda storica della Sicilia sta pagando un prezzo altissimo a causa della crisi economica, annunciando una ristrutturazione che, in soldoni, significa la perdita di posti di lavoro o comunque il rischio di licenziamento per 56 dipendenti. Questo ulteriore campanello d’allarme non può essere ignorato: bisogna assolutamente unire le forze e scongiurare la scomparsa di un marchio storico per il comparto alimentare siciliano”. Lo dice Magda Culotta, deputato del Pd e sindaco di Pollina, commentando la decisione del Pastificio Tomasello di aprire le procedure di mobilità per 56 dipendenti. L’azienda di Casteldaccia ha firmato un accordo con i sindacati in attesa di trovare un partner commerciale che la aiuti a uscire dalla crisi.
“Il grano prodotto in Sicilia – continua Culotta – costa troppo e, in alcuni casi, il prezzo viene addirittura triplicato rispetto a quello della concorrenza estera. È necessaria una politica regionale che tuteli e sostenga il comparto alimentare e che aiuti i tanti produttori di eccellenze, conosciuti e apprezzati anche all’estero, per tenere le loro aziende nel mercato. Sono sicura che da parte di Tomasello ci sia la piena volontà per evitare il peggio e che l’azienda stia facendo il possibile per riportare la produzione a pieno ritmo. Abbiamo però la necessità di tornare ad essere competitivi per salvaguardare i livelli occupazionali e la qualità dei prodotti. La politica regionale e il governo nazionale hanno il dovere di intervenire per evitare questo continuo declino”.