PALERMO – Più internazionale e culturale, meno burocratica, sensibilmente più grande: l’Università degli Studi di Palermo si proietta nel prossimo futuro, e alla presentazione dell’anno accademico 2018/2019 punta in alto con piani ambiziosi. Al complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo erano presenti i rappresentanti di numerose istituzioni, tra cui il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Fortemente voluto dal rettore Fabrizio Micari l’ex assessore regionale ai Beni Culturali, Vittorio Sgarbi, recente protagonista di una lectio magistralis nel capoluogo siciliano.
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Quattro i progetti cardine intorno ai quali ruoterà il prossimo triennio di rettorato di Micari, giunto a metà del proprio mandato di sei anni. Su tutti, un ‘cavallo di battaglia’: l’ampliamento del campus di viale delle Scienze e la realizzazione di un nuovo policlinico.
“Dalle prime stime potremmo disporre di alcune centinaia di migliaia di metri cubi ulteriori per costruire il Campus della Salute e delle Scienze”, annuncia Micari. Un progetto ambizioso, da condividere con il Comune di Palermo e l’Assessorato regionale della Salute, che metterebbe ‘alla porta’ la struttura a padiglioni dell’attuale polo ospedaliero, i cui lavori di ristrutturazione sarebbero all’80 per cento. “Un nuovo policlinico monoblocco, in un luogo fortissimamente collegato alle autostrade e alla circonvallazione, credo sia un sogno che vale la pena perseguire”, commenta il rettore.
‘Internazionalizzazione 2.0’. accento sulla mobilità di docenti e studenti, con nuovi corsi in lingua inglese “puntando prioritariamente – dice Micari – sui settori nei quali Sicilia e Palermo sono riferimenti nel mondo: tra essi quello agroalimentare, la cooperazione internazionale, i beni culturali, le scienze infermieristiche. Dobbiamo aprirci a questa sfida, non solo per la mobilità in uscita ma anche per quella in entrata”.
Sedi decentrate. “In passato l’offerta formativa per le sedi decentrate è stata ridotta – commenta il rettore – ma più di recente il governo regionale ha ricostituito stabilità, nella governance dei consorzi di ateneo e nel finanziamento degli stessi. Già arricchita la proposta a Trapani, si lavora anche a incrementare la presenza accademica anche a Caltanissetta, sempre di più apprezzata quale polo della medicina e dell’ingegneria biomedica”.
Fondazione Steri. “Recentemente il cda dell’ateneo ha approvato la costituzione della fondazione, per gestire e valorizzare il patrimonio culturale e scientifico universitario. Deve diventare il braccio culturale dell’ateneo, completando un percorso attuato nel 2017 con l’istituzione del Sistema Museale d’Ateneo, con un enorme numero di manifestazioni nei siti museali ed espositivi”.
Note ancora stonate la ripartizione delle risorse a opera della politica nazionale e l’inadeguatezza del numero di posti disponibili per alcuni corsi. Sul primo punto, Micari accusa i governi italiani: “Non guardano al dinamismo ma si fermano al momento, e così premiano solo le università ‘storiche’”; quanto ai limiti numerici di corsi come medicina e scienze biologiche, il rettore commenta: “Nell’anno 2016-2017 quasi 7.000 studenti sono stati costretti ad andare fuori dalla Sicilia perché i corsi sono a numero chiuso o basati su programmazione nazionale, che riserva alla Sicilia quote nettamente inferiori alle aspettative degli studenti e al potenziale formativo. Medicina ha il rapporto di dieci a uno tra test e posti disponibili”.
Il presidente Musumeci parla di “un momento difficile per chi deve sapere coniugare le responsabilità del presente con le tante del passato”, e dell’università non solo come luogo per studenti, ma anche “straordinaria miniera di competenze e risorse”. Poi il governatore rinnova la collaborazione con l’università “proprio a partire dalla vetusta condizione della nostra mappa idrogeologica”, facendo riferimento alle quattro figure provenienti dalla realtà accademica “da inserire nel comitato dell’appena istituita Autorità di bacino, che dovrà programmare eventi di contrasto al dissesto idrogeologico in Sicilia”.