PALERMO – Dopo l’apocalisse di fuoco del 16 giugno la Regione si muove per evitare altri disastri. I quasi 6mila ettari andati in fumo in un giorno, proprio all’indomani dell’avvio della campagna di contrasto agli incendi ammoniscono sulla necessità di implementare l’attività di prevenzione. Ed è su questo che si punta al dipartimento regionale della Protezione civile. Più coordinamento con gli altri soggetti impegnati nella protezione civile, a partire dai comuni, un maggiore scambio di informazioni, potenziamento dei mezzi a disposizione e una migliore dislocazione degli stessi: queste in sintesi gli interventi principali su cui si lavora, come spiega a Livesicilia Calogero Foti, a capo della protezione civile regionale.
“In un giorno sono andati bruciati quasi 6.000 ettari, ma di questi la superficie boscata era intorno ai mille ettari. Il che significa che le operazioni di pulizia erano state condotte”, osserva Foti. Sì, ma gli incendi di quel giorno hanno bussato alla porta di abitazioni e aziende, provocando danni enormi. Il che lascia pensare che qualcosa non abbia funzionato, no? “Quel giorno forti venti hanno impedito il sorvolo dei canadair, in aree anche impervie. Sarebbero servite attrezzature e risorse umane più che triplicate. E questi mezzo hanno dei costi”, osserva Foti. Che su questo punto ricorda come il presidente della Regione si sia impegnato per aumentare le risorse a disposizione. “Uno degli strumenti a cui si potrebbe ricorrere è l’utilizzo di droni – spiega Foti -, che servono per l’attività di prevenzione. E poi ci sono dei cannoncini che sparano schiuma ritardante che possono essere preziosi in situazioni di quel tipo. Per questi ho speranza che i tempi possano essere stretti”.
Ma al di là dei nuovi mezzi, il contrasto agli incendi, aspettando la prossima ondata di scirocco, passa per un migliore coordinamento. Su questo si incentrava una circolare di Foti del 30 maggio scorso. “Il fuoco quel giorno ha percorso suoli che in buona parte erano di privati che non hanno garantito la pulizia. Trovando linee preferenziali lungo gli assi viari, perché anche lì bisognava condurre opera di pulizia”, spiega Foti, che nei giorni scorsi si è confrontato su questo punto con Ferrovie e Anas. Non basta, dice il dirigente: “Occorre una maggiore partecipazione del cittadino. I privati preferiscono pagare la multa che la pulizia, perché costa di meno”. E qui entrano in scena i Comuni. “Gradirei la stessa attenzione dei Comuni in ordine alla quantificazione dei danni anche per gli scenari di rischio”, dice Foti. Che auspica insomma un maggiore coordinamento. L’ultima delibera di giunta sul tema va in questa direzione: “Un coordinamento più efficace in caso d’emergenza, lo scambio di dati e l’utilizzo di una piattaforma comune, il sistema Gecos accessibile anche ai Comuni: così si può fronteggiare meglio l’emergenza”. Emergenza determinata da una be coordinata mano criminale. “Di certo io non credo all’autocombustione”, commenta al riguardo Foti, che conferma come i piromani utilizzino anche gli animali come torce viventi per diffondere le fiamme, attaccando pezze imbevute di benzina e poi accese alla coda dei gatti o alle zampe degli uccelli.
Coordinamento significa anche condivisione dei mezzi. “E una dislocazione migliore dei mezzi stessi per avere una copertura totale del territorio”, spiega il responsabile della protezione civile. Anche su questo si sta lavorando in questi giorni. Ma serve del tempo. L’estate, però, è entrata nel vivo. E lo scirocco non rispetta i tempi della burocrazia.