CATANIA. Avrebbe detto loro di vivere “uno stato di preoccupante distacco emotivo maturato nei confronti dei pazienti a causa del comportamento vessatorio dei superiori”. E dalla loro denuncia partì l’inchiesta che portò al processo per omicidio a carico di Vincenzo Villani Conti, il presunto infermiere-killer del Cannizzaro che tra fine 2020 e inizio 2021 avrebbe ucciso due donne, somministrando loro massicce dosi di Diazepam e Midazolam, fortemente controindicati per le loro patologie.
È entrato nel vivo, con l’interrogatorio di due psicologi il processo a carico dell’infermiere, che per la Procura di Catania avrebbe agito per vendicarsi dell’ospedale, che lo aveva trasferito di reparto in quei mesi. Il processo si celebra dinanzi alla Corte d’assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, giudice a latere Anna Scirè. In aula sono parte civile l’ospedale, difeso dall’avvocato Eleonora Baratta, parte civile sia per l’ipotizzato furto di farmaci che per il duplice omicidio; e due nipoti di una delle due donne che sarebbero state uccise dall’infermiere, assistite dagli avvocati Cettina Mirabella e Simone Marchese.
Gli psicologi hanno deposto rispondendo alle domande del Pm Alessandra Russo, della difesa e delle parti civili e confermando quei sospetti che li hanno indotti a presentarsi agli inquirenti, perché la legge lo prevede in maniera tassativa in questi casi. Poi è stato sentito un dipendente dell’ospedale, che ha confermato gli orari di lavoro dell’infermiere, compatibili con le morti delle due donne. Del resto, riguardo agli orari, erano già stati acquisiti in aula i fogli di servizio. Il processo riprenderà il prossimo 30 marzo. L’infermiere è difeso dagli avvocati Erminia Villani Conti, Francesco Calabrese e Salvatore Liotta.
L’accusa, si ricorda, sostiene che l’imputato abbia progettato gli omicidi, che si sarebbe procurato i farmaci in ospedale senza prescrizione e li avrebbe inoculati alle due pazienti. E il gip, nell’ordinanza, definì “fatti certi” le confidenze agli psicologi, la presenza nei turni di notte, la presenza dei farmaci controindicati e, ovviamente, il decesso delle due pazienti.