“In Sicilia non siamo estranei alle ronde, conosciamo bene quelle degli esattori del pizzo e quelle di soggetti che a vario titolo sono riferibili alla mafia. Qui la sicurezza continuerà ad essere garantita in questo modo”. L’affermazione del sostituto procuratore della Repubblica Antonio Ingroia cade come un macigno nella sala gialla di Palazzo dei Normanni, durante il convegno Sicuri e liberi , organizzato dalla Cgil siciliana per riflettere su ruolo e modelli per le polizie dopo l’istituzione delle ronde nel recente decreto sicurezza. “Ci sono tante incongruenze nella situazione che stiamo vivendo, ha continuato il sostituto procuratore, perché da una parte si taglia l’apparato di sicurezza dello stato con conseguente perdita di controllo sul territorio, dall’altra si da il via libera ad altri soggetti almeno nel sud inclini alla convivenza con Cosa nostra. Chiediamoci da chi saranno formate le ronde in Calabria, in Sicilia e in Campania?”.
“Questo non è però solo un problema del Sud”, ribadisce Rosa Calipari, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione difesa, in Parlamento. “Anche al nord queste ronde rischiano di diventare una polizia parallela e di partito, legata alla Lega”. “Dietro questa legge, continua il deputato, c’è una strategia politica che mira a polarizzare l’attenzione verso un certo tipo di criminalità quella legata ai migranti, mentre si abbassa la guardia sulle intercettazioni e su altre illegalità”.
Parere opposto esprime invece il questore di Palermo Alessandro Marangoni, che a margine del convegno ha dichiarato che “il controllo sul territorio non è affatto diminuito anzi è aumentato anche se bisogna attualizzare il sistema di sicurezza e convincersi che il bisogno di tutela è legato alla crisi economica, più si è poveri più ci si sente insicuri”.
Le ronde di cui parla il decreto, varato dal governo Berlusconi, parla di associazioni tra i cittadini non armati per segnalare agli organi di polizia eventi che possono arrecare danno alla sicurezza urbana. Queste associazioni poi verranno iscritte in apposito elenco a cura del Prefetto, mentre un ulteriore decreto ministeriale dovrebbe precisarne i compiti e i limiti.
“L’istituzione delle ronde in Sicilia sposterà il problema dalla sicurezza all’occupazione” afferma Italo Tripi, segretario regionale della Cgil . “Assisteremo alla nascita di tante associazioni e di novelli Lsu, come è accaduto per il 118 e poi ci saranno pressioni sociali enormi per la stabilizzazione.
Cono Minnì, segretario rgionale Filcams-Cgil, illustra persino la possibilità di un contratto che includa guardie giurate e servizi di vigilanza non armati e non decretati”. Gli interrogativi però rimangono: riusciranno i comuni a pagare questi soggetti? Potranno garantire un’adeguata formazione senza dover impegnare le forze dell’ordine nella protezione di questi volontari della sicurezza? Oppure come ha ventilato Francesco Cantafia, coordinatore del dibattito “si rischierà di tornare ai Bravi di manzoniana memoria?”.
Intanto Rosa Calidari ha annunciato che è stata costituita una consulta nazionale di sicurezza con sindacati di polizia, parlamentari di varie commissioni e rappresentanti militari, per studiare bene il problema e rispondere al bisogno di sicurezza dei cittadini, che “purtroppo anche i media hanno contribuito a trasformare in ansia di sicurezza. La risposta però non sono le ronde”.