CATANIA – Nel registro degli indagati della vicenda che riguarda la Società interporti siciliani spa finiscono anche due prime linee della giunta regionale guidata dall’ormai ex presidente Nello Musumeci. Si tratta di Gaetano Armao, l’allora vice del governatore siciliano, e Marco Falcone, titolare della delega alla Infrastrutture (oggi al Bilancio). Per questi due era stata avanza la richiesta di assesti domiciliari, come per l’ex deputato Nino D’Asero, ma è stata respinta dal gip Carlo Cannella.
I fatti riguarderebbero l’attivismo di D’Asero nel salvaguardare la posizione lavorativa di Cristina Sangiorgi nella Sis, dipendente risultata priva dell’indispensabile titolo di laurea. Per raggiungere lo scopo avrebbe chiesto aiuto ai due assessori. Tuttavia le cose non sarebbero andate come l’ex deputato sperava. Si legge nell’ordinanza: “Dal canto loro, nel periodo successivo alla revoca del licenziamento della Sangiorgi quando il D’Asero pressava a tutta forza il Torrisi Rigano, l’atteggiamento degli assessori, Armao, Falcone e del collaboratore Li Volti emergente dalle conversazioni intercettate risulta non più improntato ad accontentare il D’Asero ma quanto meno ambiguo e doppio, fingendo di volere accontentare quest’ultimo, ma non procedendo poi a rimuovere il Torrisi Rigano, mantenendo rapporti cordiali con entrambi e non esponendosi mai”.
Si legge ancora: “Significativa appare la conversazione del Li Volti con D’Asero, dove il primo esplicitamente esternava l’atteggiamento fastidioso della Sangiorgi per le pretese della stessa. Significativo come l’Armao, in visita presso la Sis, sia ben guardato dal recarsi presso l’ufficio della Sangiorgi, fatto che faceva andare su tutte le furie quest’ultima, al punto da indurre D’Asero a chiedere al vicepresidente della Regione, che aveva terminato la visita, di tornare presso la Sis per rendere i “dovuti onori” alla Sangiorgi, ricevendo ovviamente un secco rifiuto dall’Armao”.
L’ex vicepresidente della Regione, all’ennesima richiesta da parte del deputato D’Asero, infine risponde: “Io non mi posso esporre su una vicenda di una persona – si legge nelle intercettazioni – perché domani mattina mi vengono a dire: ma lei si interessa dei dipendenti della società? Io non lo posso fare”. Nino D’Asero, a quel punto, replica: “No, ma non di un dipendente semplice… Dico, applicare la norma”, riferendosi a questioni di organigramma. E Armao taglia corto: “Capisci che su quattromila dipendenti delle società partecipate, se io mi occupassi… Cioè, se io dedicassi quello che io ho dedicato a questa signora in termini di attenzione a quattromila dipendenti delle partecipate, capisci che potrei non lavorare più, giusto?”.
Nella giornata di ieri, Marco Falcone ha rilasciato una nota nella quale dichiarava l’estraneità dai fatti. “In relazione all’indagine che riguarda la Società Interporti Siciliani, voglio sottolineare la mia totale estraneità a ogni tipo di contestazione. Nella mia precedente veste di assessore alle Infrastrutture, infatti, non sono mai entrato nelle dinamiche interne della Società Interporti, se non per accelerare e sbloccare procedure amministrative volte a rilanciare ed efficientare la società partecipata della Regione. Non mi sono mai permesso di effettuare sollecitazioni né, peggio ancora, pressioni indebite. È comunque giusto, anzi addirittura necessario, che la magistratura lavori per accertare la verità dei fatti. Siamo pronti a dare prova della linearità del nostro comportamento e lo dimostreremo nelle sedi opportune”.