Cosa può aver provato il piccolo Giuseppe Di Matteo, tenuto sotto sequestro dai boss per 779 lunghissimi giorni? E’ l’ottica dalla quale parte “Io vivo”, cortometraggio della giovane regista siciliana, Marina Paterna.
Un progetto rimandato per oltre due anni. A bloccare la giovane autrice proprio l’efferatezza della vicenda: il bimbo fu strangolato e poi sciolto nell’acido per una vendetta del boss Giovanni Brusca (poi divenuto pentito) contro la decisione del padre, Santino Di Matteo, di collaborare con la giustizia. “Immedesimarmi in quella vicenda mi faceva troppo male”, ha detto Paterna, che però ha poi cambiato idea, spinta dalla voglia di sensibilizzare le coscienze. A guidarla, le musiche prestate da Mari Salvato. “Le sue suggestioni mi hanno fatto scrivere una versione più estesa del soggetto – aggiunge – questo cortometraggio dura 7 minuti, ma il mio sogno è trovare un produttore che ne faccia un film. A firmare la fotografia è Paolo Iraci.
A rappresentare sul grande schermo il piccolo Di Matteo è Michele D’Amore, scelto dopo la rinuncia di un suo coetaneo alla stessa parte. “Non voglio vivere questo film horror”, ha detto alla regista il bimbo di 9 anni precedentemente selezionato dai provini. “Una scelta comprensibile, non me la sono sentita di insistere”, spiega la filmaker. Il film è costato 500 euro ed è stato presentato in anteprima il 10 novembre ai ministri Roberto Maroni e Angelino Alfano, a San Giuseppe Jato, dove è stato girato. La pellicola sarà proiettata nelle sale palermitane dei cinema Dante, Imperia e Tiffany e nelle scuole siciliane.