PALERMO – Il venerdì di preghiera dei musulmani si trasforma in un grido accorato contro il terrorismo. No alle azioni violente che hanno disseminato il panico in tutto il mondo, no alla violenza che strappa la vita a bambini, giovani e adulti senza peccato, e no ai bombardamenti in Siria. La folla musulmana, alla quale si mescolano anche cristiani e laici, arriva a Piazza Politeama alle 18: bambini, giovani e adulti si sono dati come punto d’incontro il piazzale di fronte al teatro, controllato a vista da decine di forze dell’ordine.
“La comunità islamica prova rabbia, dolore per i fatti accaduti a Parigi. Sono atti inequivocabilmente da condannare. Questi sono soltanto terroristi che non possono avere nulla a che fare con l’Islam – dice Zaher Darwish, segretario territoriale del Sunia di Palermo -. La nostra religione ha un messaggio diametralmente opposto e abbiamo rammarico che in Italia si giochi anche su queste tematiche”. Zaher punta il dito contro alcuni dei quotidiani nazionali. “C’è una complicità da parte di organi di stampa e di informazione, come Libero e Il Messaggero che incitano all’odio etnico e razziale. Il terrore si può operare con le armi ma anche con le parole. Noi siamo per una convivenza pacifica”.
Kamal Karouri, giovane marocchino, è un ambulante ed è arrivato a Palermo 10 anni fa. “Penso che i terroristi non rappresentino né la mia religione, né nessun’altra credenza. Non hanno cultura, non rappresentano l’umanità. Fanno del male all’uomo e invece l’Islam chiede la fratellanza. Quello che è accaduto a Parigi non è stato compiuto da noi musulmani. Ricordiamo che la maggioranza degli attentati sono stati fatti dentro le moschee e questo fa capire che i veri perseguitati siamo noi in primo luogo – conclude Kamal -. Spero che in Occidente si riesca a separare l’Islam dall’Isis, un gruppo di terroristi. L’Europa con le sue guerre sbagliate, in Afghanistan, in Iraq, ha fatto cadere regimi, lasciando paesi in crisi. La crisi siriana non è stata risolta e questo è il risultato”.