Palermo, raid con le molotov: finalità di terrorismo

Palermo, l’ombra del terrorismo. Raid con le molotov: in 4 da identificare

Il lancio delle molotov e il gruppo del Raid
Attacco contro la Leonardo spa. L'accusa si fa più pesante

PALERMO – L’ombra del terrorismo si fa pesante. Il Tribunale del riesame non ha solo confermato l’ordinanza di custodia cautelare, ma ha riqualificato il reato: il lancio delle bottiglie molotov contro la sede della Leonardo spa aveva finalità terroristiche. E restano da individuare almeno altri quattro partecipanti al raid.

Luigi Spera

Il vigile in carcere

In carcere è rimasto il vigile del fuoco Luigi Spera, mentre Marco Orestano e Domiziana Giorgianni hanno l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono tutti e tre esponenti del movimento indipendentista Antudo, che raccoglie l’adesione della estrema sinistra antagonista.

Il lancio di molotov contro la sede palermitana avvenne durante una manifestazione del 26 novembre 2022. Il gruppo industriale internazionale lavora in ambito “Aerospazio, Difesa & Sicurezza”.

L’atto di accusa

Secondo il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Claudio Camilleri, Renza Cescon e Giorgia Righi, la finalità terroristica era evidente. Di diverso avviso il giudice per le indagini preliminari che decise di contestare il reato di incendio doloso usando congegni “equiparati ad armi da guerra”. Nei giorni scorsi il Riesame ha condiviso l’iniziale impostazione della Procura.

Raid di sette persone

Ad agire fu un gruppo di sette persone. Le fiamme rischiarano di propagarsi al vicino centro commerciale “Guadagna”. #DefendKurdistan”, c’era scritto nel messaggio social di rivendicazione. Il gruppo industriale era stato individuato quale simbolo da colpire per contestare le scelte di politica estera dell’Italia, accusata di essere diventata, dal 2019, il principale fornitore di armamenti alla Turchia e per questo responsabile dei massacri in Kurdistan.

Il Dna nel sacchetto

La prova regina gli agenti della Digos la raccolsero grazie all’esame del Dna estrapolato dalle tracce che Luigi Spera aveva lasciato in un sacchetto dimenticato durante la fuga pochi istanti dopo il lancio della bottiglia incendiaria. 

I poliziotti della Digos trovarono la busta di plastica davanti al cancello della società in via Villagrazia. All’interno c’era un barattolo di vetro contenente benzina.

Lo stesso sacchetto compariva nel video di rivendicazione dell’attentato incendiario pubblicato sulla pagina web del movimento “Antudo”. Da esso uno dei responsabili dell’attentato prendeva degli oggetti per poi lanciarli all’indirizzo della sede della Leonardo spa.

Le telecamere di video sorveglianza piazzate in via del Capricorno hanno ripreso un uomo che trasportava il sacchetto azzurro. Indossava scarpe per tipologia, marca, modello e colore uguali ad un paio utilizzato da Spera.

L’ombra del terrorismo

Ci sono altre immagini che riprendono un gruppo più ampio di persone. Si erano date appuntamento nel centro social Ex Karcere in via San Basilio. Sono stati filmati mentre si avvicinano alla sede della Leonardo a piedi e con gli ombrelli aperti per nascondere il volto.

Gli agenti della Digos sono ancora al lavoro. Scavano nel sottobosco dell’antagonismo radicale, ci sono dei tasselli da mettere a posto ma l’ombra del terrorismo si fa pesante.


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